Zyklon – Aeon

A dimostrare che i capostipiti del black metal non stanno vivendo un periodo felice, tra i tanti motivi quali la mancanza di idee, l’avvicinamento a territori più sperimentali e l’appigliarsi al death o al thrash, sono i numerosi side-project dei membri delle varie line-up a portare discordie all’interno delle formazioni originarie per la mancanza di tempo da dedicare loro. Così viene meno l’affiatamento tra i singoli elementi, la possibilità di fare concerti diventa sempre più difficile man mano che i side-project prendono una piega positiva e di conseguenza qualcosa comincia ad andare storto. Così, tra i tanti casi, è successo agli Emperor. Mettiamo da una parte “In the nightside eclipse” e “Anthems to the welkin at dusk”, dall’altra i recenti “IX equilibrium” e “Prometheus – The disciple of fire & demise”: è evidente quanto le cose siano cambiate. Sotto, tra gli svariati motivi, inutile nascondere la ‘colpa’ di Samoth, prima con il progetto parallelo Zyklon-B ancora ancorato al black metal, poi con la trasformazione in una creatura più stabile e concreta, dove il rinato axe-man rispolvera la sua vecchia identità death mostrata con i Thou shalt suffer, band antecedente agli Emperor. Sto parlando degli Zyklon, che oltre al proprio creatore vedono al loro interno Trym Torson (anch’esso degli Emperor) e Destructhor e Sechtdamon dei Myrkskog. Dopo il bellissimo debutto “World ov worms” di due anni fa, che si presentava come un disco principalmente death metal (i Morbid angel sono un punto di riferimento stabile) con frequenti riff black e inserimenti elettronici, oggi è il turno di “Aeon”, un album difficile da assimilare, estremo all’inverosimile per l’assenza di refrain dedicati alla melodia e per la continua ondata di riff brutali spartiti tra il black e il death, un muro sonoro invalicabile per tutti e nove i brani in scaletta che lascerà annichiliti anche coloro che nel precedente lavoro si erano lamentati per le eccessive parti industrial (non è affatto così), qui presenti unicamente in “Electric current” e in qualche secondo di “An eclectic manner”, e quindi totalmente ininfluenti. Si parte tutto d’un fiato con “Psyklon aeon”, un pezzo a dir poco spettacolare dotato di un tiro memorabile, per proseguire nella brutalità accattivante di “Core solution” che riporta direttamente ai Morbid angel in modo quasi ossessivo, tanto che il black sembra non esser più parte integrante di Samoth. A ‘ricoagulare’ invece nuovamente i due generi portanti subentra “Subtle manipulation”, brano spaccaossa sparato a velocità devastante ma non abbastanza incisivo per poter competere con quello ascoltato nei precedenti minuti. Più lenta, malinconica e riflessiva è “Two thousand years”, song anch’essa non entusiasmante pur non essendo da denigrare; lo stesso dicasi per la successiva “No name above the names”. E’ con “The prophetic method” che si ritorna alla grandiosità dei primi due pezzi, ed anche stavolta è il death a sopraffare il compagno di ruolo schiacciandolo nettamente, ma se i risultati sono questi poco importa. Tralasciando le incolori “Specimen eruption” e “Electric current”, altro importante tassello da segnalare è “An eclectic manner”, brano di chiusura affidato ad una partenza tipicamente black metal, cadenzata e malinconica, per poi proseguire sulla stessa linea aiutata dai lievi ma efficaci inserimenti di synth che in un secondo momento vanno ad evolversi in una corrente elettronica perfettamente incastonata all’interno dei bellissimi riff che la compongono. Niente di meglio per chiudere un disco. Se su nove tracce quattro sono fondamentali e il resto è comunque buon materiale, non c’è che da rimanere soddisfatti dalla seconda fatica in studio per Samoth e i suoi Zyklon, che ancora una volta si è dimostrato capace di tirar fuori un lavoro incredibilmente estremo da inserire nella propria collezione.