La malvagità messa in mostra dalla blasfema copertina di “Impious Sacrilege” è davvero un esemplare antipasto per quelli che sono i contenuti musicali offertici dai Verminous: una mostruosa madonna avente in braccio il sanguinario frutto di un diabolico concepimento anticipa l’ingresso dell’ascoltatore nell’atmosfera putrida che respirerà nella mezz’ora scarsa di durata del disco in questione, facendolo temere per la propria incolumità già prima di premere il tasto play. Un’atmosfera d’altri tempi, un’aria gelida che non ci sfiora da molto, ma che fino a dieci anni fa era solita accarezzarci il collo ricordandoci il miasma nauseabondo della morte. I Verminous puntano alla riesumazione (espressione quanto mai calzante) di detta atmosfera e partono dall’etimologia del termine “Death Metal” riprendendo il sound della vecchia scuola underground capeggiata dai Grotesque (i futuri At The Gates) per arrivare a proporci dieci tracce in cui decomposizione ed iconoclastia vanno a braccetto in un tripudio di beats scarni, screams malvagi ed efferate chitarre intrise del marciume che marcò il sound svedese dei primi ’90. Il risultato sono dieci tracce che, sebbene non troppo interessanti dal punto di vista tecnico/compositivo, puzzano di morte lontano un chilometro e che, ne sono sicuro, non mancheranno di entusiasmare chi dal Death Metal cerca soprattutto quell’aura di malevolenza rinvenibile nelle immagini visionarie di Lucio Fulci. “Spawn Of Satan’s Curse”, la morbidangeliana “Malevolent Effacement” e la finale “Verminous Fluids” sono forse le migliori tracce di “Impious Sacrilege”, un lavoro che sicuramente verrà snobbato dal grande pubblico, ma la cui aderenza allo spirito originario della musica della morte contribuisce a rendere oltremodo oscuro un disco che, se non un imprescindibile capolavoro, finisce per suonare davvero molto affascinante. E RICORDATI CHE DEVI MORIRE!!!! Sìsì, mo’me lo segno…