Vediamo un po’… provenienza: Colombia. Evvai, mi sono detto, la solita mazzata tra capo e collo in stile Sarcofago. Però non è stato del tutto così, in verità. Gli Utuk Xul hanno un suono che si allontana abbastanza dalla maggior parte delle band che provengono dall’America del sud, Sarcofago su tutti, ma anche Vulcano e compagnia devastante… Non ci sono quegli elementi thrash/deatheggianti che hanno reso caratteristico il sound sudamericano, mentre viene proposto per la maggior parte del cd un Black Metal tiratissimo e che non lascia un attimo di respiro, che sembra un incrocio tra i Marduk e gli Enthroned (per fare due nomi a caso), accompagnato da uno screaming stridulo ed acuto che richiama vagamente quello di Ihsahn. Le cinque tracce centrali hanno una durata media abbastanza elevata, e questo però non aiuta; se uniamo la lunghezza a volte eccessiva con la scarsa varietà e la sensazione di “già sentito”, spesso il risultato è che nonostante il muro sonoro ci si distrae abbastanza facilmente dall’ ascolto. Questa sensazione inoltre è acuita dal fatto che la produzione non è certo delle migliori… in genere tendo a non essere schizzinoso in questo senso, ma quando la proposta musicale è così violenta, si rischia che gli strumenti si coprano a vicenda, soprattutto se si parla di batteria e chitarra, facendo in qualche modo “perdere il filo”. L’intro (e l’outro) sono invece delle registrazioni del solito rito satanico, in cui c’è qualcuno che parla per tre minuti buoni cominciando con il solito “…in nomine sathanas…” o qualcosa del genere… Evitabili, per quanto mi riguarda (non so voi, ma dopo averlo sentito una volta io negli ascolti successivi skippo alla grandissima). In generale non un disco brutto; potrà piacere a chi ama un sound velocissimo ed estremo senza compromessi, anche se per quanto mi riguarda in giro c’è di meglio.