Unearthly trance – Season of seance, science of silence

Gli Unearthly Trance (un trio) giungono al loro debut pur avendo a disposizione una serie di demos, la maggior parte dei quali in versioni limitatissime. Iniziamo col dire che la band è di New York e che di quella città ha il sound marcio e soffocante, già trademark di ben più rinomate creature soniche quali possono essere i Crisis, ad esempio. La band si nutre di vibrazioni basse, frequenze disturbate, rallentamenti soffocanti e claustrofobici, atmosfere decadenti e malate, oscuri riverberi e riff pesanti come macigni, in una sola parola doom. Le songs sono tutte veramente estenuanti e sfibranti, ben quattro di esse (su sei) sono oltre i nove minuti, minuti nei quali il doom viene esplorato in molte delle sue sfaccettature (crust / death / stoner / apocalyptic) e a tal riguardo immaginate i Burning Witch che flirtano con i Neurosis di “A Sun That Never Sets”. Il singer Rion Lypinsky è autore di vocals realmente “torturate” che sembrano venire da un abisso senza fondo e che fanno tanto “sorrow” e angoscia. Questo è un disco regala sensazioni estreme, oserei dire annichilenti, che ti annientano lentamente, poco alla volta. L’opener “Raised By The Wolves” non lascia adito a dubbi circa quello che accadrà nelle successive tracce e la seguente “Mass Of The Phoenix” ha il testo interamente composto da brani tratti da Aleister Crowley, ovemai avessimo dubbi sul background concettuale della band di Long Island. La conclusiva “The Aftermath Was Morbid” è semplicemente allucinante e terrificante nel suo incedere pachidermico e sinistro. Questo disco sembra la colonna sonora di un futuro che non vedrà mai la luce, di una speranza morta prima di nascere, di un sogno infranto in mille pezzi. Ascoltare roba simile significa sottomettersi completamente ad un rituale masochista e lasciarsi stuprare. Inutile dirvi che ho provato un piacere perverso.