UDO – Thunderball

In certe occasioni, soprattutto se l’ argomento trattato in sede di recensione è il “Germany Rock”, sottotitolare l’ articolo con avvertenze del tipo “attenzione: materiale HEAVY & LOUD”, non sarebbe affatto una cattiva idea: del resto, se si vuol perlomeno tentare di far fronte alla dittatura imposta dal “riff di Germania”, farsi cogliere impreparati sarebbe piuttosto sconveniente, soprattutto perchè sopravvivere ai mirabili arrembaggi elettrici scagliati a ripetizione in album come “Animal House” (1987) o “Timebomb” (1991) non è affatto un’ impresa alla portata di tutti! Certo, ai tempi degli appena citati Lp l’ imprescindibile ruolo di turbo-axe-man era ricoperto da un autentico campione dello strumento come Mathias Dieth, al secolo il “Van Halen teutonico”, tuttavia, anche a distanza di quindici anni, le cose non sono affatto cambiate. Anche se ormai è dal 1997 (do you remember il mitico “Solid”?) che le chitarre degli U.D.O. sono divenute forse un po’ troppo monolitiche (o se vogliamo, statiche), devo ammettere che ogni volta che esce un loro nuovo disco, la presenza di almeno tre/quattro Heavy Metal-hits è assicurata! E con l’ arrivo di “Thunderball” la formula non è mutata: del resto come è possibile non rimanere incantati d’ innanzi all’ ipnotico incedere dell’ epica “The Land of the Midnight Sun” o alle scanzonate melodie di “Trainride In Russia”? A proposito di quest’ ultima canzone, terrei a ricordare che il legame con il folklore dell’ ex superpotenza dell’ est-Europa (una delle fucine di Hard Rock fans per antonomasia!), è sempre stato un singolare fattore stilistico che bands di “H/M super sincronizzato” come Accept ed Unrest (anche se non vanno scordati – sempre rimanendo in tema prettamente “sovietico”- il famoso “Live in Leningrad” di Y. J. Malmsteen o pezzi del calibro di “Russian Winter”, “Mother Russia” e “Russia’ s on Fire”, rispettivamente di Krokus, Iron Maiden e Stormwitch) non hanno mai tentato di nascondere ai propri supporters…trattasi del resto di una fascinosa alchimia dalla quale è potuto scaturire un momento musicale ad alto spessore emotivo come quello culminante nel mirabile guitar-solo presente tra i solchi dell’ inno “Shout it Out” risalente ai tempi del galattico “Holy” (settimo album degli U.D.O.), del quale però vi consiglio di ascoltare anche la versione contenuta nel mastodontico “Live from Russia” (guardacaso…!) di qualche anno fa. Tornando a parlare di “Thunderball”, oltre che un’ ultrametallica copertina raffigurante il globo terrestre formato da continenti infuocati e oceani d’ acciaio, credo sia perlomeno doveroso segnalare la presenza di ottimi pezzi come l’ incendiaria Title Track (figlia legittima degli Accept di “Objection Overruled”), gli incalzanti mid-tempos “The Arbiter” (con tanto di drumming “alla Stefan Schwarzmann”!!!) e “Pull the Trigger” e gli anthemici “The Bullet and the Bomb” e “The Magic Mirror” (splendido il suo refrain). Discorso a parte lo merita senza ombra di dubbio il bellissimo lento finale, emblematicamente intitolato “Blind Eyes”, che conferma ancora una volta quanto la voce dell’ ex frontman degli Accept sia adatta a scandire non solo pezzi Heavy Metal, ma anche momenti più intimisti e soft…anzi, pensandoci bene, credo proprio che le cose migliori contenute in questo nuovo U.D.O.-Lp, siano proprio quelle più “meditate” o, se preferite, meno “robuste”!!!