Tiamat – Prey

Non so se fosse nelle intenzioni della band, ma questo cd è veramente un calvario!!!! E’ un calvario ascoltarlo, è un calvario riascoltarlo, è un calvario persino metterlo nello stereo.Vorrei davvero tagliarmi le vene ascoltandolo, e chi mi conosce sa che di norma la cosa non mi farebbe batter ciglio (ehm… solo riguardo ai gusti musicali, mi raccomando! Meglio specificare n.d. DavS), però, veramente, questo Prey è una mattonata. Questo è dovuto anche al fatto che l’album intero è come un unico corpo musicale costituito da singoli ‘momenti’ rappresentati dalle canzoni… canzoni che si inseguono, si richiamano (complice anche il fatto che nel metal oramai è stato detto tutto quello che c’era da dire… e si tratta solo di ripetere bene alcune convenzioni) e si fanno eco l’ un con l’ altra, complici anche alcune intro e/o strumentali poste in posizioni strategiche (le canzoni effettive sono 10). Questo fatto può essere visto come una sorta di ‘compattezza’, di ‘concettualità’ a livello musicale; in realtà per fare un album compatto non c’è bisogno di farlo tutto uguale, altrimenti si passa dal ‘compatto’ al ‘monocorde. ‘Aegis’ dei Theatre Of Tragedy è un esempio di album compatto ma non monocorde, stesso discorso per Draconian Times dei Paradise Lost o altri cd. Anche perchè nel tentativo di apparire il più maledetto possibile, Edlund canta il cd in maniera tutta uguale, sembra un automa, in pratica… e a molti potrebbe risultare un po’ piatto. La musica di fatto è circa quella dei Paradise Lost di Draconian Times, cioè (heavy) metal con cadenze un po’ prese dal doom e atmosfere piuttosto opprimenti e malinconiche, ovviamente con le dovute differenze: qua la voce piuttosto bassa di Edlund è poco aggressiva e alquanto dimessa, lontana dalla scorribande hetfieldiane di Nick Holmes, e i synth quando ci sono sono messi in posizione strategica in modo da dare un certo respiro e rilassatezza alle composizioni. Sì, sì, lo so che vi racconteranno di influenze nuove, di nuovi lidi da esplorare, innovazione… qualcuno parlerà – tanto per inseguire i trend che vogliono il metal (e in particolare la strana cosa chiamata Gothic Metal) come base di tutte le contaminazioni possibili – di Gothic Rock (cioè Gothic Metal – Metal pesante + Metal leggerino che molti chiamano Rock = Gothic Rock… bella equazione del cavolo, direi; praticamente le operazioni matematiche si fanno con le etichette e non con la musica grazie allo pseudo – giornalismo di nicchia da quattro soldi), tireranno fuori le solite band (del resto questi giornalisti metal conoscono solo quelle… almeno cercassero di espandere la propria cultura, sarebbe una cosa da apprezzare) come i Sisters Of Mercy (come dire in pratica a uno che non conosce il metal che il metal è tutto come quello degli Iron Maiden) e altre cosette tanto per la gloria del metal (e loro). Prey dei Tiamat è infatti interamente riconducibile al metal, una rielaborazione certamente originale, ma metal al 100 %; la batteria e le sue ritmiche sono metal, il basso pure (cioè non si sente, nel gothic rock vero eccome si sente) e i riff sono all’ incirca quelli dei Paradise Lost (o al massimo quelli dei The Gathering più lenti o qualcosina dei Sentenced… e qualche assolo di chitarra nei due pezzi finali in stile un po’ Guns ‘n’ Roses, quasi)… certo magari c’è il piccolo plagio e/o richiamo a Sacrifice dei London After Midnight contenuto nella tastiera e conseguente atmosfera di Divided (ma tanto i poveri L.A.M. li hanno già derubati di ogni cosa ben prima), però il disco mi sembra essenzialmente metal. Con questo mattonazzo, Edlund forse vuole candidarsi a essere lo Ian Curtis del Metal, di certo non ce la farà, l’obiettivo è troppo ambizioso, ma in ogni caso Prey rimane un lavoro di certo raffinato e che ci ricorderemo per un po’ di tempo, perchè le canzoni sono belle, magari non memorabili ma indiscutibilmente belle. Il picco (la canzone veramente capolavoro del cd insomma) è certamente Carry Your Cross And I’ ll Carry Mine, col suo incedere fatalista e la voce femminile. Il resto… molto carino, nulla di trascendentale, ma comunque profondo, introspettivo e suonato decisamente bene e molto ispirato, canzoni brutte non ce ne sono (al massimo qualcuno le può trovare noiose, ma è questione di gusti). Quindi il cd merita, e se Crimson dei Sentenced era la trashata depress-metal (in senso buono, eh) degli anni ’90, Prey è quella degli anni 2000, anche se Crimson stava decisamente una spanna più in alto e ha sconvolto in maniera più decisa l’assetto del metal degli anni a venire (soprattutto in termini di immagine, testi e appeal commerciale). E secondo voi? Meglio Sami Lopakka dei Sentenced o Edlund dei Tiamat per il titolo di uomo più depresso del metal (trascurando Infernus dei Gorgoroth, intervistato su questo sito… ma quello è un fuoriclasse!)??? Ai posteri l’ ardua sentenza (se non si suicidano prima, s’ intende).