Sorprese di questo calibro sono rare quanto belle. Sorprese: inaspettate per l’appunto, e per questo ancora più gradite. Voglio dire: chi se l’aspettava un disco così prezioso da una band di solo discreta caratura come quei semi-sconosciuti Throes of dawn? Io personalmente conservo un’ impolverata copia del loro secondo full length a nome “Dreams of the black earth”… Avete presente quei cd comprati sulla scia dell’ entusiasmo suscitato da una recensione particolarmente suggestiva, ma che poi lasciano l’amaro in bocca perché non restituiscono una dose di emozioni sufficiente a ripagare il denaro investito per l’acquisto? E che però non sono nemmeno brutti abbastanza da lasciarti con la coscienza pulita se decidi di rivenderli? Ecco la descrizione di “Dreams…”: un album facilmente inquadrabile come goth-black fortemente melodico, ancora aspro e spigoloso per certi versi, ma infarcito già allora di intuizioni (soprattutto per quanto riguarda certe stupende inserzioni di clean vocals) degne di nota. È per queste che il disco in questione non è mai finito nella mia lista di dischi usati in vendita; e devo dire che ora, alla vigilia dell’uscita di questo nuovo bellissimo “Quicksilver Clouds”, sono contenta di aver tenuto per me quel secondo ancora acerbo passo discografico dei finlandesi.
Il nuovo disco è semplicemente stupendo. Sinceramente credo che stavolta mi rimarrà davvero difficile descrivere cosa significa “Quicksilver Clouds” senza banalizzare le sue componenti. Mi spiego: a descriverlo in termini musicali / stilistici, questo “Quicksilver clouds” potrebbe sembrare un disco come mille altri, un banale riproporre gli stilemi di certo estremismo sonoro “pentito” e quindi melodicamente imbevuto di malinconia e tristezza infinite. E i clichè ci sono tutti: screaming vocal e chitarre distorte ammorbidite da tante tastiere e da una voce maschile completamente pulita. La solita solfa melansa goth-black? Assolutamente no. Il feeling che evapora da un album come questo è quanto mai intenso e affascinante, e tutto, ma dico proprio tutto, sta perfettamente come dovrebbe nell’economia del disco, e funziona a meraviglia. Dark Metal è la definizione che meglio calza ai finlandesi in questione ora come ora, e mi riferisco in primo luogo all’atmosfera che si respira sorbendo il disco. La voce pulita è in assoluto la perla preziosa dell’album: desolante e rassegnata; ma anche le tastiere svolgono una funzione espressiva fondamentale, insieme alle chitarre, che si tengono si in disparte, ma sottolineano a dovere ogni momento degno di nota con fraseggi semplici quanto vincenti. Mentre gusto in solitudine la desolazione dell’ opener “Vertigo” anch’io mi chiedo: “ma cosa c’è di tanto speciale in questa song per riuscire a prenderti cosi tanto?”… e l’unica risposta che so darmi è: la classe. I Throes of dawn del 2004 sono maturati miracolosamente e possono vantare una classe invidiabile, che rende ogni nota di “Quicksilver clouds” una lezione sapientemente impartita, nonché, ovviamente, una somma goduria per le orecchie masochistiche di tutti gli amanti delle atmosfere più oscure e turbate.