The end – Transfer trachea reverberations from point: false omniscient

L’inizio ha già un certo effetto: il nome della band sfiora la banalità assoluta (con un richiamo più o meno voluto a Jim Morrison??) e il titolo parte subito con il piazzare i paletti fondamentali dell’ultima marea postcore, ovvero la criticità esecutiva e mentale come requisito minimo e il nonsense totale obbligato. La Relapse anche a questo giro ha deciso di richiamare l’attenzione, di non farci voltar pagina e di propinare un proiettile ultrasonico in mezzo ai nostri timpani. I The End, se fossero comparsi sulla scena prima di “Calculating Infinity” dei Dillinger Escape Plan, sarebbero sicuramente arrivati facilmente alla detenzione del titolo “miglior psycho post-hc band”, ma purtroppo questi ultimi li hanno preceduti di un bel po’ di tempo. In T.T.R.F.P.F.O ci troviamo davanti d fronte ad un genere denso, violento, REALMENTE convulso, un turgida erezione sonora sorretta dalla spirale sonora in cui chitarre e voce fanno da padre e padrone: effettivamente siamo di fronte ad un disco memorabile. Nel giro di venti minuti troviamo fondamentalmente un riassunto perfetto, od una sintesi chimica, dell’esplosione sonora che viene rappresentata nell’intero movimento HC d’avanguardia. La band ci propina una calvacata senza scampo in un microcosmo in grado di offrire, in “Omniscent I”, persino spazi micro-psichedelici ed emotivi. Un vero piccolo universo, pieno di sfaccettature e di intarsi… Ed IL difetto del disco? Seguire binari già prestampati e, spero involontariamente, lasciare l’ascoltatore entusiasta ma perplesso. Esclusa la voce, che nei The End secondo me è persino migliore, non vi è nulla in T.T.R.F.P.F.O di diverso da quello che ci si poteva aspettare da un disco dei Dillinger Escape Plan… I The End rischiano di passare inosservati, nonostante la loro bravura, a causa dell’anonimità e della poca riconoscibilità rispetto alla massa. Non è concepibile sfregiare questa band con una bassa votazione perché la qualità dell’album è davvero alta, ma spero che in futuro, riferendomi ai The End, potrò parlare delle loro opere senza fare confronti diretti e ricercando nelle loro canzoni emozioni che altrove nessuno potrebbe darmi.