Sugarcoma – Becoming something else

E’oramai tradizione, per Music for nations, quella di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Dopo aver prodotto il nuovo disco degli stoner monsters Spiritual Beggars, disco che presto recensirò presentandovelo senza rancore come una delle releases più interessanti del 2002, eccoci al debutto discografico dei rappresentanti numero uno dell’altra faccia della medaglia coniata con arte da Music for nations: i Sugarcoma, quartetto al femminile quasi per intero, se si esclude la presenza in line-up del diciottenne batterista James Cuthbert. Provenienti da Essex, città inglese, i Sugarcoma fanno perno sulla figura cangiante della loro avvenente front-girl Jessica Olivia Mayers, musicista quasi altrettanto giovane che si diletta, attraverso il sito ufficiale della band, ad esordire con frasi del genere “Evil! Satan created sport”. La proposta musicale è quanto di più semplice e diretto ci si potesse aspettare: un soft crossover dalle tinte canore pop moderne ci introduce al monodirezionale lavoro dei Sugarcoma, dove la voce di Jess impone e detta regole e leggi, passando da fraseggi dolci dalla dirompente femminilità dove ella si affianca alla fortunata collega Avril Lavigne per stile e proposta, sino a reminiscenze aggressive dove l’accostamento che mi sento maggiormente di poter fare è quello – mal riuscito – con la all-ways-monster Karin Crisis, compianta singer recentemente sempre meno sulla bocca dei metallers, i quali l’hanno esaltata – anni fa – per lo splendido lavoro vocale offerto sul masterpiece “Deathshead extermination”. La problematica che avvolge caldamente ma pericolosamente il lavoro consiste che, fondamentalmente, ogni song potrebbe essere un piccolo pezzo da classifica: le plausibili hits si succedono, quasi rincorrendosi per giungere al gradino più alto, e sia passando per episodi cadenzati e dominati dal bassismo di Heidi Johanna McEwen quale è “Shots” o per momenti dal maggiore impatto come “Last orders”, si finisce sul medesimo piano. La moda del crossover è presa in mano come un blocco di metallo malleabile e vulnerabile, gli viene data una forma, e viene unita a sensualità e fascino pop espressi in dosi mostruose. Eccessive, sotto certi aspetti, così tanto fino a rendere classificabile la sola “Windings” come l’unico pezzo veramente di valore, in quanto sotto a tale titolo si nasconde una song che rischiereste di cantare al primo ascolto per la sua semplicità e per la sua compattezza. Brave a riproporre il trend del momento in una versione ancor più soft e facile da digerire, le Sugarcoma si rovinano poi con “(You drive me) Crazy”, che come avrete sicuramente immaginato malignamente non è che una cover del celebre singolo di Britney Spears, già inconsistente ed orribile nella sua versione originale, e reso ancor più indigesto ed infausto da questa riproposizione crossover che sembra gridare il medesimo verbo dei Guano apes in una coniugazione più fiacca e meno professionale. Poche idee sin troppo simili fra loro, una rabbia sonora forzata, e tanta voglia di riproporre ciò che i gruppi preferiti di questi quattro giovani inglesi costruiscono con forza ed esperienza. Non basta…