State of mind – Memory lane

A partire da un brano di grande respiro come “My Kind Of Life”, si deduce in maniera oltremodo esplicita, che gli svedesi State Of Mind hanno giocato la loro brevissima carriera rincorrendo il mito di artisti referenziati del calibro di Van Halen, Whitesnake, riproposti in misura esemplare, in un album come “Memory Lane”, nuova ristampa di un lavoro uscito originariamente in Giappone nel 1994, dal titolo “Mother”. Come nella migliore tradizione hard rock “Made in Usa”, tutto l’album ruota intorno a brani costruiti su riff d’impatto e su granitici giri di chitarre, sostenuti da una ritmica corposa ed efficace, su cui gioca un ruolo fondamentale la potente ugola del singer Conny Lind, un perfetto allievo del maestro Sammy Hagar. Purtroppo a tracce di grande godibilità e freschezza come “Traveling Man”, dall’ incedere che richiama molto vagamente l’immortale “Still Of The Night”, a cui si aggiunge una ballad elettrica come “Dream Those Dreams”, bella e suadente, non corrisponde altrettanta qualità nel restante lotto di brani, ed è un vero peccato riscontrarne il passaggio senza lasciare traccia. E’ anche vero che certi raffronti con grossi calibri del settore, alla fine finiscono inevitabilmente per schiacciarti e questo è quanto successo agli State Of Mind, nonostante un album tutto sommato dignitoso.