Soilwork – Intervista a Sven Karlsson (keyboards)

Fare intervistare i Soilwork ad uno che, come il sottoscritto, ha apprezzato pochissimo gli ultimi “Natural born chaos” e “Figure number five”, sulla carta non è per niente positivo. Ma sarò sincero, mi sono divertito proprio per questo! Ciò che è nato, infatti, è una discussione che ha riguardato molto da vicino l’ immobilismo che a livello di stile e di idee ha colpito di recente un sacco di band nord-europee, e non solo… leggete, leggete!

Intervista a cura di: Marco “Dark Mayhem” Belardi

Ciao Sven, partiamo dalla più scontata delle domande! “Stabbing the drama” è l’argomento, la parola è tua…
“Stabbing the drama” è il nostro nuovo album ed uscirà il 28 febbraio su Nuclear Blast. E’ un ulteriore passo in avanti rispetto a “Figure number five” poichè affina il nostro stile e lo amalgama al meglio, oltre a riproporre come avrai sentito qualcosa di proveniente dai vecchi Soilwork. Ovviamente ne sono notevolmente soddisfatto, abbiamo svolto un lavoro eccezionale e i fan lo potranno provare in prima persona.
Bjorn ha recentemente suonato insieme ai Disarmonia Mundi, un gruppo italiano con uno stile molto simile a quello dei Soilwork. Li hai sentiti?
Certo che li ho sentiti, mi sono anche piaciuti un sacco e Bjorn ha effettuato come sempre una grandissima prova al microfono.
Non trovi che suonino uno stile un po’ troppo simile al vostro, sotto alcuni aspetti, e tralasciando forse l’uso dell’elettronica?
Beh, (ride n.d.a.) sotto qualche aspetto si può dire di sì ma non è assolutamente vero che ci ricopiano. Sicuramente devono aver sentito qualche disco dei Soilwork, quello non lo nego affatto!
Stando su questo argomento, non trovi che in giro ci siano troppe band dedite a questa sorta di Metal melodico, moderno e ricco di groove, su cui voi stessi basate il sound?
E’ vero anche questo, ci sono moltissime band che attualmente suonano questo genere di Metal, il che per me è positivo. Significa che il Metal si sta evolvendo e che ci stiamo distaccando dai soliti clichè che per anni e anni sono stati in voga, inoltre questo stile non è proprio una cosa nata ultimamente, all’ improvviso, ma è frutto di una evoluzione che già negli anni ’90 si poteva ben sentire. Non trovo sia negativo, per una volta, che le band prendano spunto dai nomi grossi degli anni più recenti anzichè rivolgersi sempre agli eighties…
D’ accordissimo su quest’ ultimo punto, ma non ti da’ un po’ noia questo fatto che la scena si stia appiattendo?
Per me è un motivo di provare orgoglio. Mi fa capire che il lavoro da noi svolto in questi anni non è stato affatto vano, e vedere nuove band che vengono influenzate, ad esempio, da “A predator’s portrait”, non è affatto spiacevole. Una cosa è prendere spunto da un gruppo, un’ altra è plagiarlo…
E quando il mercato si riempie di uscite pressochè tutte uguali?
C’è più scelta sicuramente, album come “Figure number five” o “Natural born chaos” hanno però portato sul mercato materiale d’ altissima qualità e con grandi canzoni, che la gente canta ai nostri concerti. Questo significa che non stiamo suonando un qualcosa di anonimo, e “Stabbing the drama” è un altro passo in avanti, notevole!
Cosa ne pensi invece di quei gruppi che, come gli Shadows fall, puntano più a mescolare la melodia con il Thrash di una quindicina d’anni fa, ovviamente reinterpretato sotto un’ ottica odierna?
Non ascolto moltissimo quelle cose oggigiorno, però apprezzo gli Shadows fall così come i Killswitch engage ed altre band. Ho capito a qualche corrente ti riferisci, e continuo a preferirgli le cose svedesi, legate al nostro Death Metal melodico.
Perchè Death Metal melodico?
E’ il nostro stile.
Sotto alcuni aspetti però si potrebbe parlare anche di un particolare tipo di Nu Metal, in fondo è un’ etichetta molto generica ed a sentire dischi come “Reroute to remain” o “Stabbing the drama”, viene quasi da inserirli in quel ramo.
No assolutamente, noi suoniamo Death Metal melodico. Il Nu Metal ha radici differenti, viene da tutt’ altre cose, noi veniamo dal Thrash Metal e dal Death Metal, da quel che hanno fatto gli ultimi At the gates ad esempio.
Chi suona Nu Metal ed è americano però può dire la stessa cosa nominando gruppi connazionali, o del sud America… ad esempio i Sepultura.
Quello è vero, ma non credo sia giusto definire la nostra musica come Nu Metal…
Parlando con Peavy Wagner dei Rage, arrivai a domandargli se in futuro sarebbe stato modificato uno schema che per la sua band prevede spessissimo l’uso di strofe accompagnate da riff molto pesanti, e ritornelli ipermelodici. Questa modifica per lui avrebbe alterato il trademark dei Rage… se domando la stessa cosa a te, riguardo i Soilwork?
Abbiamo pensato molte volte di inserire parti più melodiche sulle strofe e ritornelli con un cantato aggressivo, su “Stabbing the drama” abbiamo anche rotto questo schema con parti molto veloci come quelle di “Stalemate” che ricordano da vicino i nostri esordi, e sono di una pesantezza unica. Noi non abbiamo mai puntato a mantenere un trademark inalterato, rifiutandoci di modificare qualcosa.
La differenza fra “Natural born chaos” e gli ultimi due album comunque non è sostanziale…
Abbiamo modificato piccole cose, l’ultimo disco sottolinea momenti molto melodici e altri molto estremi, “Natural born chaos” invece era un’ evoluzione melodica di “A predator’s portrait”. Portiamo avanti un discorso che è nato svariati anni fa e che oggi culmina in “Stabbing the drama”…
E in quale disco eccetto l’ultimo ritieni che vi siate espressi meglio?
Perchè eccetto l’ultimo?
Indovina!
Ti rispondo ugualmente “Stabbing the drama”! Altrimenti posso dirti “Natural born chaos” ma è una scelta difficilissima, adoro ogni disco dei Soilwork dal primo all’ ultimo.
Visto che le hai citate, “Stalemate” e – aggiungo io – “Blinde eye halo” ricordano da vicino le parti veloci di “A predator’s portrait” e qualcosa di “The chainheart machine”… vi piace ancora comporre materiale simile, o è più da considerarsi un regalo ai fan?
E’ chiaro che ci piace comporre quelle cose, altrimenti non sarebbero mai apparse su un nostro nuovo album, poi le nostre cose “veloci” non le abbiamo mai del tutto abbandonate proprio perchè fanno parte di noi. E oggi ricompaiono in quei brani…
Il Metal moderno si basa spesso, come nel vostro caso, su produzioni sofisticate, molta melodia e linee vocali sporche sulle strofe. Non hai un po’ di nostalgia riguardo le vecchie produzioni in analogico?
Ci sono cresciuto, ma credimi oggi è impossibile rinunciare alla crescita della tecnologia ed a tutti i vantaggi che il digitale può concederti…
Forse però nei primi anni ’90 tutto era usato con più criterio, visti gli abusi di oggi…
Non sono d’accordo, oggi un suono pulito e potente può valutare molto un disco, ci sono molti dischi dell’epoca che la gente fatica ad apprezzare (io trovo che spesso sia il contrario! n.d.a.) proprio per le produzioni, anche se talvolta sono proprio quei suoni d’epoca a dargli un feeling particolare. Per la musica che esce oggi, poi, sarebbero inconcepibili le produzioni vecchio stile…
Che è successo con Henry Ranta?
Henry ha lasciato anche i Soilwork… adesso si concentrerà unicamente sui The defaced, che fra l’altro sono su un’ etichetta italiana, la Scarlet! Il suo problema con i Soilwork era soltanto l’andare in tour, per lui era divenuto troppo pesante e così ha dovuto mollare… aveva un grandissimo modo di suonare la batteria!
Concordo! Parlami dei Terror 2000 di Bjorn, hai sentito qualcosa del nuovo disco?
Certo che l’ho sentito, posso dirti che è il materiale più brutale che hanno composto sinora! E’ veramente un disco molto pesante, ma penso che per ascoltarlo dovrai aspettare ancora qualche mese, così credo…