I canadesi di Montreal scappano dal treno del grunge intorno ai ’90 per poi rimanifestarsi con “Inches from the mainline”, con sonorità discretamente rinnovate, ma già abbondantemente abusate da almeno un biennio, arrivando al nostro presente con un questo interessante “Metafour”. Tredici tracce – un numero che ormai sta diventando uno standard – incise per la MCA Records compongono la miscela finto-esplosiva della band: gli Slaves on dope non si discostano eccessivamente dal mercato e vanno a comporre uno degli album più digeribili dell’anno in corso. Melodie in risalto, chitarre distorte e ben definite, drumming potente ma non contorto sono gli elementi che si alternano e si mischiano in “Metafour”, un disco fatto tanto di nuovo quanto di vecchio e noioso. “Metafour” si presenta come un disco di rock pesante, con incursioni hardcore e melodiche deftoniane, in grado ammaliare i fan di band come i Linkin Park e che osano scostarsi dal panorama offerto da MTV. L’impatto è gradevole, i suoni ammalianti e molte canzoni rappresentano l’ideale colonna sonora di una serata in una discoteca alternativa fatta di potenza, ordine e melodia. Le parentesi interessanti ci sono, “Caffeine love Affair” potrebbe diventare la bandiera e il punto di riferimento per Metafour ma la carne al fuoco è comunque poca per definire questo lavoro come degno di attenzione da parte dei buongustai.
Il disco non mostra comunque una longevità notevole causa soprattutto la poca ricercatezza e la facilità d’ascolto: se Metafour diverrà una heavy listening nel vostro compact sarà sicuramente per una vostra ragione soggettiva perché oggettivamente parlando, per quanto possa avere senso nell’arte, non c’è uno stato di grazia particolare negli Slaves on dope del 2003.
Metallicamente parlando, usando una versione estrema di degustazione del disco, il tutto non è assolutamente in parametri metallici interessanti ma sono convinto che molte persone troveranno il disco attraente, ben bilanciato e studiato a dovere. Volete un disco semplice semplice e leggero nell’ascolto? O questo o l’esordio degli Ether Seeds…