Skoll – Warriors of the misty fields

Nel 2004 appena entrato in corso gli Skoll compiono il loro decennale di militanza nell’ underground italiano. La band novarese si è infatti formata nel ’94 come gruppo a tutti gli effetti, e come tale ha dato alle stampe il primo demo “…In the mist I saw…” (ripresentato in questa sede in vesti rimasterizzate), e altre tre uscite, di cui due su cassetta e una su 7’’ (uno split con i Gravferd) che hanno tutto il sapore e il fascino del “sotterraneo” e le sembianze del gioiellino di culto. Gruppo “a tutti gli effetti” ho specificato, perché allo stato attuale della creatura Skoll resta solo un membro: Marco De Rosa, compositore unico e mente esclusiva della band. E da questa “formazione” è stato ideato il presente mini cd, anche se ovviamente registrato con l’ausilio di parecchi session member. Il genere proposto non lascia adito a dubbi, e anche la band va dritta al sodo nel dichiararsi: “Warriors of the misty fields consist of 4 Hymns of total Heathen metal”. E dunque di pagan metal si tratta, nella sua accezione più sincera e schietta: voglio dire che porgendo orecchio alla concreta proposta degli Skoll, si sente subito e da lontano un miglio che chi ha pensato questo disco crede e sperimenta sulla propria pelle quello che suona. L’incipit del mini è affidato ad una song davvero molto bella, che da sola si sarebbe meritata un voto molto più alto di quello che vedete sotto. “A night of grimly silver moon” infatti mette subito in chiaro l’ottima pasta di cui sono fatti I nostri, ed esibisce un’ispirazione vivace e fresca, e delle intuizioni riuscite. Ottima su tutte l’idea di chiudere in bellezza la song con un violino che ricama melodie a dir poco suggestive sulle trame di chitarra sottostanti. Sia chiaro che la proposta degli Skoll resta in ogni caso estrema e legata vigorosamente agli stilemi black metal, anche se lavati abbondantemente nelle vincenti soluzioni più prettamente viking. Lo screaming di Marco (buono, secco ed efficace al punto giusto) fa coppia alla pari con le lamentazioni corali tipiche del genere (avete presente il vocione vichingo inaugurato dai Bathory, e poi immortalato dagli Enslaved su “Eld”? …ecco), cui si aggiunge sporadicamente una voce femminile (ad opera di tale Sara Lifend). Il tappeto strumentale sottostante alle voci è piacevolmente grezzo e tellurico, sicuramente lontano dalle raffinatezze e dalla pulizia che compaiono di recente su tanti dischi del genere; l’approccio è palesemente onesto e i brani tutti molto semplici nel loro dispiegarsi lineare. Il risultato complessivo del mini è buono e, ripeto, onesto: una garanzia di gradimento assicurata per chiunque viva di Bathory, Enslaved, Graveland, e in generale di viking metal dal sapore fortemente epico. Andiamo poi a parlare anche del demo di cui sopra, presentato in veste di bonus assieme al nuovo mini. Diciamo che si sente subito e in maniera prepotente come gli Skoll siano maturati rispetto al ’96, e che la presenza in questa sede del demo risulta più utile nel far notare positivamente l’evoluzione del songwriting della band, piuttosto che ad incrementare il valore dell’uscita in questione. Comunque nemmeno nel ’96 il sound degli Skoll era da buttare, anzi presentava buone soluzioni melodiche, nonché – e questo è l’aspetto che risulta più evidente – una presenza molto più massiccia delle tastiere, artefici allora della quasi totalità delle melodie, cosa che rendeva la proposta degli Skoll molto più assimilabile ad un certo black metal sinfonico (stile primissimi Dimmu Borgir), che non al pagan/viking. Nel complesso ci troviamo di fronte ad una release discreta, che mi sento di consigliare agli amanti delle sonorità di cui sopra, meglio però se anche affezionati e fedeli fruitori dell’underground.