…ed è di nuovo la Svezia a tenere banco!!! E che cazzo, finalmente un po’ di personalità che emerge dalle innevate terre nordiche. Finalmente qualcuno che, invece di seguire pedissequamente gli ormai obsoleti dettami del classico Melodic Death europeo, cerca di evolvere leggermente il concetto del genere: i debuttanti Silent Scythe hanno svolto un lavoro egregio in tal senso e, sebbene ad un primo ascolto possano sembrare sostanzialmente uno dei soliti gruppi svedesi (forse le chitarre sono ancora un po’ troppo ancorate a certi stilemi), ad un ascolto più approfondito ci rivelano tutte le loro indubbie potenzialità. Merito di un cantante con le palle che riesce ad andare oltre il trito e ritrito screaming, sfoderando una grande voce che, come stile, può essere considerata una versione più grezza e ‘thrashizzata’ di un ipotetico punto d’incontro tra Ripper Owens (ex Judas Priest) e Wade Black (Seven Witches, ex Crimson Glory). Ma le parti strumentali certo non sono da meno e, se la opener “Longing For Sorrow” suona troppo ‘brutta-copia-degli-At-The-Gates’, le canzoni seguenti (tra cui le superbe “My Only Family”, “To Each His Own” e “Suffer In Silence”,vera perla del disco in questione) ci fanno ricredere in virtù di un riuscitissimo ibrido tra Swedish Thrash/Death e Power Metal americano (quello di Metal Church e Iced Earth, per intenderci). Come da tradizione svedese, perizia tecnica e produzione di “Suffer In Silence” sono perfette e, nonostante un suono di chitarra eccessivamente soggiogato ai vari In Flames e Soilwork, finiscono per rifinire a dovere un prodotto che piacerà a tutti i fans del Metal ‘estremo ma non troppo’ che cercano qualcosa di moderno pur restando legati ad un feeling tradizionalista. I Silent Scythe sono davvero una gradita sorpresa: non lasciatevi sfuggire l’occasione di ascoltarli…