Attivi da ben sei anni, gli Shivan ci presentano in questa intervista con Mystika il loro “Whatever lot’s above”, lavoro uscito su Pulsar Light rec. La parola a Hrive, chitarrista della formazione italiana.
Intervista a cura di: Mystika
”Whatever lot’s above” è la vostra prima release ufficiale ma, come leggo nella biografia, gli Shivan sono attivi nell’underground fin dal 1996. Parlatemi quindi della storia della band prima del debut album: releases precedenti, line up, attività live, ecc…
La band è nata nel 1996 e ha registrato il demo “Bitter as gall”nel 1997. Nell’anno successivo ci siamo sciolti per problemi di line up, ma dopo due anni ci siamo riformati con una nuova formazione, e, dopo aver firmato per Pulsar Light abbiamo registrato l’album “Whatever lot’s above”, iniziando a darci da fare nell’attività live. Attualmente, dopo l’ingresso del singer Seere al posto di Athas, stiamo suonando dal vivo per promuovere l’album e stiamo scrivendo il materiale per il nuovo lavoro. Speriamo di poter fissare più date possibile, e di poter arrivare ad un numero sempre maggiore di ascoltatori.
Come è iniziata la collaborazione con la Pulsar Light Records, vostra attuale label?
Nel modo più classico: abbiamo fatto ascoltare alla label il nostro demo, all’etichetta è piaciuto e hanno deciso di offrirci un contratto. Le condizioni contrattuali ci soddisfacevano e abbiamo subito firmato.
Una curiosità: cosa significa Shivan? E come bisogna interpretare il titolo dell’album “Whatever lot’s above”?
Shivan è una parola inventata che deriva dalla divinità Siva, che rappresenta la distruzione e il passare del tempo, che tutto logora e devasta irreparabilmente. Ci piaceva il suono, rappresentava bene l’essenza della nostra musica e dei nostri testi, che si rifanno molto al fatalismo, un po’ come il titolo dell’album. Whatever lot’s above significa “Qualunque sia il destino”, ossia il fatto che la vita è incontrollabile e che noi siamo pedine la cui volontà vale molto relativamente. L’uomo può combattere contro il destino, può raggiungere degli obiettivi, ma non riuscirà mai a sconfiggere completamente il fato, e questo, che è il nostro limite maggiore, deve essere accettato.
La Pulsar Light descrive il vostro sound come “speed gothic metal”, “un incrocio tra i vecchi Paradise Lost e i Cradle Of Filth”. Io personalmente trovo la proposta musicale degli Shivan difficilmente catalogabile: ho tentato di descriverla in sede di recensione, ma credo spetti a voi definire il vostro personale approccio stilistico….
Sono d’accordo sul fatto che sia difficile catalogarci o etichettarci, d’altra parte le nostre canzoni non nascono cercando di suonare in un certo modo, o di ricordare altre bands. Quando componiamo le canzoni si sviluppano in modo autonomo, non vogliamo che suonino in un certo modo piuttosto che in un altro. La musica deve comunicare delle emozioni, esprimere stati d’animo, per questo deve essere sincera e non si devono porre limiti, stilistici e non, alla propria creatività. Nel nostro album, a mio parere, sono presenti diverse influenze, in modo particolare black, un po’ di death, gothic, dark e metal classico.
Quali sono le band, storiche o meno, a cui riconoscete il merito di aver influenzato il vostro sound? Attualmente quali gruppi seguite o apprezzate particolarmente (metal e non)?
Personalmente cerco di ascoltare di tutto, non solo nel metal. Mi piacciono molto i Theatre of Tragedy, i Paradise Lost, gli Slayer, i Kiss, Mike Oldfield, i Moonspell. Credo che per un musicista sia importante non porsi limiti, visto che una visione generale della musica apre i tuoi orizzonti e ti fa conoscere soluzioni diverse, nuovi suoni, cosa fondamentale da un punto di vista compositivo.
Ho trovato il vostro approccio stilistico molto caldo e passionale, ma ho criticato in sede di recensione la produzione di “Whatever lot’s above”, che, penalizzando il guitar work, non rende giustizia alle vostre composizioni. A mio personalissimo parere un suono di chitarra più caldo e corposo, e uno di batteria più acustico e hard rock, avrebbero espresso e valorizzato molto meglio il feeling così melodico e coinvolgente della vostra musica. Cosa ne pensate?
Personalmente sono abbastanza soddisfatto della produzione, anche se ci sono molte piccole cose che rivedrei, ora che posso ascoltarlo a freddo. Purtroppo in studio abbiamo avuto anche dei problemi tecnici, le cose non sono state facili… Penso che tutto faccia esperienza. Le registrazioni di questo album ci hanno comunque insegnato molto, visto che registrare un album è ben diverso dal lavoro per un demo, e abbiamo accumulato esperienza. Speriamo che le cose filino più lisce nel prossimo disco!
Ho trovato la copertina di “Whatever lot’s above” un po’ bizzarra, e per lo meno insolita per un gruppo metal… Ha qualche significato particolare?
E’ un insieme di immagini che a nostro avviso simboleggiava bene l’unione fra stili diversi che ci caratterizza. Non ci sono significati nascosti, ci piaceva e basta. La trovo originale, diversa dalle solite cose, stile splatter o erotico, che finiscono per ripetersi e che secondo me hanno stancato. Abbiamo cercato di proporre qualcosa di nuovo.
Un giudizio spassionato sulla scena metal nostrana, gothic e non…
La scena italiana è viva, oggi più che in passato, ed è bello vedere tanto entusiasmo. Una cosa che critico, però, è la mancanza di personalità, il voler a tutti costi seguire i trend che nascono all’estero. Questo ci impedisce di creare un vero e proprio “movimento” metal italiano.
Programmi per il futuro? Concerti a breve, tour? Come intendete, voi e la Pulsar Light Rec., promuovere il vostro debut album?
Ci stiamo dando da fare, stiamo suonando dal vivo il più possibile per poter fare più promozione possibile, insieme alla nostra label, all’album. Tutto ciò che arriverà sarà ben accetto, anche se, per ora, non ci sono progetti particolari. Speriamo ci arrivi qualche opportunità… Per quanto riguarda la promozione è tutto nelle mani dell’etichetta, di cui ci fidiamo e che, vedo, sta facendo un buon lavoro. Stiamo inoltre componendo il materiale per il prossimo album.
Chiudete come preferite…
Vi ringrazio per l’intervista e per quello che avete scritto nella recensione, credo abbiate carpito l’essenza di Whatever lot’s above, quello che volevamo comunicare. Continuate a tenerci d’occhio, anche nel nostro sito www.shivan-ve.com. Alla prossima!