Shining – Within deep dark chambers

Anno: 2000
Provenienza: Svezia
Etichetta: Selbstmord ServicesTracklisting:

1 – Reflecting in solitude
2 – Stonelands
3 – Vita detestabilis
4 – Ren djävla àngest
5 – Inisis
6 – And only silence remains…

Dal silenzio un eco, un richiamo in lontananza di agonia e di paura. Attimi di panico, il suono funesto si fa più vicino. Poi un grido… Il primo capitolo della creatura Shining ha avuto inizio: “Reflecting in solitude” lascia spazio solo all’ immaginazione, alla riflessione nella solitudine per l’appunto, innescando un sentimento di impenetrabile angoscia che perdurerà per tutta la durata di questo immenso platter. Ma non è masochismo. Se riesco ad emozionarmi sotto una pioggia di riff a tal punto annichilenti non è perché amo star male; sentirsi un magone dentro o un nodo alla gola per la durata di un disco non significa essere persone chiuse o asociali. Quello che cerco sono minuti in cui posso affidarmi alla parte più interiore di me stesso, abbandonato e trasportato da note create da geni che questo sentimento cupo lo vogliono trasmettere. Ed è incredibile come un disco d’esordio, dopo appena un solo EP alle spalle (“Submit to self-destruction”), risulti già maturo e in grado di trasmettere quello che soltanto band del calibro di Manes, Burzum, Xasthur e Blut aus Nord sono riusciti a fare. Passata quindi la folata commovente (concedetemi il termine…) di “Reflecting in solitude”, il sentimento depressivo viene portato avanti dall’altrettanto struggente “Stonelands”, un vero e proprio stemma raffigurante scene raccapriccianti di morte lenta e dolorosa, mentre la rassegnazione e l’ira nei confronti della difficile esistenza si avverte nella successiva “Vita detestabilis”, brano drammatico di grande effetto e dotato di grandiosi cambi di tempo che però non ce la fa a reggere il passo delle prime due colossali tracce. Cosa che riesce bene invece alla teatrale “Ren djävla àngest” e alla successiva “Inisis”, song che pur mantenendo le caratteristiche delle altre tracce si distinguono per la maggiore varietà e complessità della sezione ritmica, aiutata anche dall’alternarsi di parti distorte ad altre più lievi apportate da arpeggi acustici di chitarra. E così come è iniziato, “Within deep dark chambers” vede il suo tramonto riprendendo i suggestivi suoni della opener: “And only silence remains…” chiude il primo full-lenght della band presentandosi da sola; a parlare basta il titolo. A guarnire la splendida tracklist ci pensano inoltre i magnifici scream di Kvarforth, leader degli Shining nonché proprietario della sempre più famosa Selbstmord Services, che si trova a cantare riprendendo lo stile di Malefic e Varg Vikernes, ossia tirando fuori quella sorta di grido di rabbia verso il cielo che rende la musica sottostante ancor più espressiva e coinvolgente. Cinquanta minuti da vivere all’ insegna del dolore fisico, momenti capaci di smuovere l’animo e di proiettarci verso lidi altrimenti inaccessibili. Forse “Within deep dark chambers” non arriverà alla definizione di capolavoro, ma basterebbe la sola “Reflecting in solitude” a renderlo assolutamente imperdibile.