Swedish death from Germany? It’s possibile! Dopo il demo “Bloody battle Berlin” del 1999 e il due-tracce “Stronger than you” del 2001, entrambi autoprodotti, i Secretum firmano il primo full-lenght sotto Metal Age: “Happy happy killing time”. Non tutto però fila liscio all’interno della formazione, che poco dopo aver ultimato le registrazioni negli Headquarter Studios di Berlino si è trovata faccia a faccia con la dipartita del bassista-cantante Centrox, subito rimpiazzato da Kato alla voce e Cunteye al basso. Un’uscita di scena certamente rilevante, vedi perché Centrox era stato tra i fondatori della band, vedi perché il tempo immediatamente successivo all’uscita di un disco viene dedicato al conseguente tour, ora ancor più impegnativo da realizzarsi per la diversa organizzazione riguardante i due nuovi membri, con i quali ci sarà da lavorare per l’apprendimento dei pezzi e il feeling che dovrà stabilizzarsi e rafforzarsi per poter raggiungere l’affiatamento necessario in sede live. Ma questi non sono problemi nostri. “Happy happy killing time” esce dalla cripta solido e massiccio, unendo al death svedese in parte melodico un’attitudine fortemente thrashy, amalgama che rimanda direttamente ai Terror 2000 e agli ultimi The Haunted. Particolare ed alquanto inusuale per detto genere è la presenza di una sola chitarra, che pur non lasciando spazi vuoti all’interno del suono, oltre a peccare in potenza fa perdere al ‘folkloristico’ swedish sound l’usatissimo scambio di fraseggi tra chitarre, caratteristica immancabile in band come In flames e Dark tranquillity. Passando per una produzione affatto impeccabile dovuta ai suoni della batteria troppo offuscati ed in secondo piano rispetto al resto, i brani ne escono fuori a testa alta, presentando ottimi riffs e melodie interessanti, addirittura superiori a quello che sono riuscite a comporre band ben più blasonate e sopravvalutate, Soilwork in primis. In sintesi, il primo capitolo dei tedeschi può essere considerato come una ottima release nonostante nulla esca di nuovo dalla chitarra di Maeztro, ottenendo riscontri positivi con le bellissime “Don’t look now”, la schuldineriana title-track e “Stronger than you”, mentre le restanti tracce alternano discontinuità ad una non ancora raggiunta maturità compositiva, ad ogni modo comprensibile in un album d’esordio. Non nascondo di nutrire una remota speranza nel futuro dei Secretum, gruppo potenzialmente in grado di puntare ad obiettivi più importanti qualora decidessero di inserire in line-up una seconda chitarra, riuscendo inoltre a marchiare le proprie uscite di uno stile meno attinto dai capostipiti del genere.