Sakahiter – Lex Sacrata

Cover
Tracklist
1 – Intro
2 – Blood stained agony
3 – Triumph of decadence
4 – Eternal scream
5 – Damnation of I.N.R.I.
Recensione
Genere: Black Metal

I Sakahiter sono una band molisana (esattamente di Campobasso), nata col nome di Exsecror (poi mutato per omonimia con un’altra band) dall’idea del batterista Saunitan di suonare “true black metal old style”, come recita la bio. Il demo in questione, pur risultando la prima esperienza discografica per i Sakahiter, dimostra l’attenzione minuziosa del gruppo nel curare ogni dettaglio. Prima di tutto, l’ottima scelta di registrare negli arcinoti Temple Of Noise Studios di Christian Ice, particolare che conferisce al lavoro dei nostri quel tocco di professionalità che spesso manca alle releases underground del genere sopraccitato. Anche la grafica poi è ben curata e, tra l’altro, è ispirata, come il monicker (che in osco vuol dire “che sia sacrificato”), alla storia dei Sanniti, popolo guerriero originario del centro-sud Italia (Molise compreso, appunto). Venendo alla concreta proposta musicale dei Sakahiter, essa può essere riconducibile al filone black metal svedese, più che a quello norvegese: mi riferisco in primis ai Dark Funeral (ma potrei tirare in ballo anche i Setherial o i Marduk di “Heaven shall burn…”), soprattutto per l’uso della voce, molto simile a quella di Emperor Magus Caligula, e per il sound gelido delle chitarre, paragonabile a quello dei Dark Funeral su “The Secrets Of The Black Arts”. Black metal quindi, dalla velocità sostenuta e che non lascia spazio ad aperture melodiche o innovazioni di ogni sorta, preferendo i Sakahiter puntare sulla brutalità dell’impatto. Il prodotto è buono nel complesso: ben realizzato e ben suonato, non presenta le ingenuità tipiche dei primi lavori in studio, o difetti macroscopici, ma alla lunga risulta noioso, e rischia di stancare facilmente. Mi spiego: nell’ambito del genere musicale proposto, per tener desta l’attenzione bisognerebbe sfornare qualche giro di chitarra “protagonista”, che spicchi nel contesto e che rimanga impresso, e invece non ci sono riffs particolarmente ispirati o momenti memorabili, ma il tutto scorre discretamente senza impressionare e lascia di sé poco o nulla dopo l’ascolto. Fanno la loro comparsa poi, disseminati per il disco, due o tre giri più tipicamente death, che risultano fuori tema e destano qualche dubbio sulla strada stilistica che i Sakahiter intendono intraprendere. Insomma: un demo discreto, buono se si tiene conto che è solo il primo, che mette in bella mostra le forti potenzialità di una band di tutto rispetto, che spero sappia coltivarle e portarle a frutto col tempo.