L’ heavy melodico continua in una marcia inarrestabile, producendo nuove leve e celebrando il ritorno sulle scene dei vecchi campioni di un tempo. A quest’ ultima categoria appartengono i canadesi Saga, il cui debutto risale all’ era che considero d’oro per l’ascesa del genere metallico, all’ era in cui i Rush, conterranei della band qui recensita, avevano già dato inizio alla loro scalata del progressive. Per alcuni anni i Saga brillarono della luce riflessa dei loro illustri mentori, e ancora oggi c’è chi considera il combo come uno dei tanti nati sotto l’ondata canadese, considerazione a mio modo di vedere errata. Vero è che Sadler e soci non sono mai riusciti ad imporsi con grandi album che mettessero d’ accordo critica e pubblico, eccezion fatta per lo splendido Heads or Tales, e che quindi l’ epiteto di ‘fratelli minori’ possa calzare, ma la band ha anche proposto soluzioni alternative e d’indubbio interesse durante gli eighties, ragion per cui sarebbe un errore considerare i qui presenti una semplice seconda scelta. Del qui recensito Network mi spiace sottolineare in sede d’apertura una produzione francamente inadeguata, nella quale risaltano tastiere e bassi in modo fastidioso, producendo un rimbombo che danneggia la resa del cd. Stilisticamente i Saga non si discostano dai loro canoni, proponendo riff heavy conditi da liriche armoniose e stacchi strumentali molto melodici, ragion per cui ritengo che Network piacerà sicuramente a chi già ha avuto modo di conoscere i canadesi in precedenza. In un cd che vede il vocalist Michael Sadler recitare la parte del leone, le canzoni di spicco sono relativamente poche, perchè la qualità è livellata su toni medio alti. Citerei comunque l’opener On The Air, che a mio avviso si segnala come la migliore del cd, la bella ballad If i Were You e Back Where we started, sorretta da un coro dall’effetto trascinante e coinvolgente. Sono però rimasto spiacevolmente colpito dalla già menzionata produzione: l’ascolto del cd mi è risultato molto difficile, non per la noia, che non è in alcun modo presente, ma per la difficoltà di distinguere i bei riff di Chrichton in un ‘pastone’ sonoro che sinceramente non mi sarei mai aspettato da una band dotata di un’esperienza quasi trentennale.