Sacrosanctum – Fragments

Io non capisco. Non capisco la politica di questa giovanissima etichetta slovena che, una dopo l’altra, tira fuori bands così scadenti. Passi per il convincente Post-Thrash dei toscani Kiju, ma il resto dei dischi pubblicati dalla suddetta label che ho avuto modo di ascoltare sono quanto di peggio la scena metal mondiale abbia mai partorito. Ma chi pensano possa mai spendere quasi venti Euro per simili schifezze? Mah…? Comunque, quanto ad infima qualità, i Sacrosanctum non sono da meno rispetto alle atrocità partorite dai compagni di scuderia Dysanchely e Malefactor, e ci deliziano (…) con un disco di quel Gothic Doom melenso ed allegorico che tanta fortuna ha portato ai Theater of Tragedy, spogliandolo però dell’indubbio talento di questi ultimi in favore di una pessima riproposizione dei clichès del genere che, accoppiata ad una poetica tanto pretenziosa quanto provincialista, non può che far calare drasticamente le quotazioni di “Fragments”. Strumentalmente parlando, la prestazione offerta dai sei individui in questione, seppur platealmente mediocre, può avvalersi di alcuni momenti godibili grazie a sporadiche, gradevoli trovate chitarristiche, nonchè a parti di batteria davvero interessanti e ben eseguite (infatti il batterista è un session…) ma, se i minimali arrangiamenti tastieristici deludono in quanto deficitari di quella ricchezza armonica assolutamente fondamentale per la buona riuscita del genere proposto, le note dolenti per davvero arrivano con le strazianti parti vocali. Proprio così: mentre per la stragrande maggioranza dei gruppi Gothic le vocals rappresentano il punto di forza attorno a cui ruota tutto il resto, qui il doppio cantato maschile/femminile è davvero avvilente e riesce a rovinare anche il poco di buono che le partiture strumentali erano riuscite con fatica a costruire. Tomas, col suo ridicolo stile declamatorio, sembra un comico che fa il verso a Pavarotti mentre la terribile voce della compagna Zuzana, oltre ad essere monotona e spesso addirittura stonata, ha una carica emotiva pari a quella di un ciocco di mogano. Simili cantanti riuscirebbero a rendere irritante anche la musica dei Dream Theater, figuratevi un po’ quella di musicisti tutt’altro che eccelsi come questi. Bocciati.