Rotting Christ – Sanctus Diavolos

Quando è uscito “Genesis”, ero felice del fatto che i Rotting Christ fossero tornati a pestar duro sull’ acceleratore, dopo aver riposto nel cassetto i tempi di “Triarchy of the lost lovers” e “A dead poem”, con tentazioni Gothic Metal annesse. Di quei tempi rimangono le atmosfere, un certo uso delle tastiere, per l’occasione modernizzato all’ inverosimile, e le linee vocali. E basta. Oggi, sulla linea di “Genesis”, i Rotting Christ hanno ripescato sapientemente il Black melodico, mescolandolo al Thrash, ed a certo Heavy melodico sempre comune in Europa. I pro: nessuno griderà più ai quattro venti che i Rotting Christ si sono venduti, nessuno dirà più che la Century Media ha distrutto la band di “The mighty contract” (cosa sulla quale discuterei, vista la frequenza delle release discografiche targate da Sakis e soci), e soprattutto il sound del trio greco ha acquisito molto per quel che riguarda dinamicità e spessore. I contro: ogni canzone di “Sanctus Diavolos”, cosa già accaduta ai pezzi di “Genesis”, ha una veste propria che la distingue del tutto dalle altre. Ciò rende l’album un minestrone di stili che poco aiuta la band ellenica per ciò che concerne la personalità. A quel punto, a qualche anno dal buon “Genesis”, forse mi viene da rimpiangere la semplicità di “Triarchy of the lost lovers” e “A dead poem”, l’efficacia di “The mighty contract” e “Sleep of the angels”. A dire il vero, in questo momento rimpiango tutto dei Rotting Christ passati, fuorchè “Khronos”. Ecco di cosa si compone “Sanctus Diavolos”: echi di Oldfield (“Tubular bells”) in “Athanati Este” e su un lead a metà della title-track, Thrash Metal moderno in “Serve in Heaven”, Black Metal veloce e dinamico nell’ opener “Visions of a blind order”, e momenti decisamente atmosferici, carichi di cori e di fitte trame elettroniche, su pezzi come “Tyrannical”, “You my cross” o la title-track, per l’appunto gli episodi più marziali, lenti ed evocativi del lotto intero. Buon disco questo “Sanctus Diavolos”, forse leggermente inferiore a “Genesis”, il quale in più rispetto all’ultimo parto dei greci aveva forse un “classicone” come la bella “Lex Talionis”. Ma nient’ altro. Band continua, che difficilmente sbaglia un colpo (ma chiudiamo un occhio riguardo “Khronos”!), ma che è ben distante dai livelli raggiunti ai tempi di “The mighty contract”…