Rumori di fondo, gente che parla, forse brinda, vive. Una piccola band di musicisti suona poco distante dai tavoli, mentre il pubblico ascolta, ignaro che la catastrofe si sta abbattendo lentamente su di esso. La Belle Epoque, epoca di sfarzo, di cultura , di ricchezza, di ballerine, di bei vestiti, di viaggi, di arte, di vita mondana, di teatri, di gioia di vivere, forse anche di appariscenza…ma anche culla di un cancro che cresce lento ed inesorabile, quello delle guerre mondiali, quando tutto ciò sarà stravolto. La band pare conoscere tutto questo…e lo comunica con la sua musica. Piccoli quadretti, fotografie di un unico album intriso di malinconia dolcissima e leggera, una piccola colonna sonora di molte vite, un rullo cinematografico in perpetuo scorrimento, vicende in una magica cornice. Per la cronaca, i Room With A View sono i vecchi Black Thorns Lodge, che avevano già stupito qualche anno fa con un bel demo, ora tornati con un nuovo nome e una line-up leggermente rinnovata (Francesco Grossi alla voce ed alle chitarre, Alessandro Mita alle chitarre, Fabio Cappabianca alla batteria, Francesco Lionetti al basso). Si presentano con questo album sotto My Kingdom Music. I RWAV, musicalmente, sono accostabili ai sublimi Katatonia (pur essendo i RWAV leggermente più caldi nel loro cosiddetto Gothic Rock), ai connazionali Novembre (seppur in quanto a tecnica i Novembre siano più “progressivi” e complessi), e ai Klimt 1918 (gruppo italiano su cui nutro grosse speranze, tra l’altro compagno di etichetta dei RWAV, li aspetto al loro debutto). In particolare ciò che accomuna i RWAV con le due ultime band citate è l’immenso immaginario artistico che coinvolge le composizioni , un immaginario fatto di precise coordinate artistiche, rintracciabili nelle correnti sviluppatesi tra la fine dell’ 800 e l’inizio del 900, in particolare nell’Art Nouveau (in Italia stile Liberty e in Austria Secessione Viennese): questo immaginario influisce nelle composizioni, tramite la “piegatura” delle linee melodiche e della modulazione della voce, in un alternarsi tra linee morbide, curve, avvolgenti e tra linee invece più geometriche e rette, tra ornamento e spoliazione, tra severità e morbidezza, in una ricerca estetica incessante che crea l’Avantgarde, sonorità ricercate, musica al servizio di un ideale artistico (e se vogliamo, vi è anche presente del futurismo nella campionatura di voci e rumori all’interno delle canzoni, in particolare nella seconda traccia). Malinconia perfetta e decadente, tra una voce pulita che scorre e si lascia andare a linee arzigogolate, un growl strozzato (simile a quello dei Dark Luncy), e chitarre che ora guizzano e ora indugiano, tra vuoti e pieni, addirittura cacofonici, quando i suoni si sovrappongono fino al parossismo: stupenda la prima Departures, dove teneri arpeggi di chitarra e un tenue tocco di batteria introducono una sognante dolcissima voce, fino al ritornello che esplode in una malinconia di pensieri, di cose che passano e vanno, tra il sovrapporsi empatico degli strumenti. O la seconda Single Handed, voci e suoni militari introducono una leggera marcetta, suoni di esplosioni e messaggi radio…in End Of Season, chitarre potenti si incrociano con una piccola punteggiatura di arpeggi e il growl, o in Hero, ideale continuazione di Departures, ritmi lenti, piccoli tocchi di chitarra e una tromba, esplodono in un ritornello che è un sogno ad occhi aperti. In Madeleine siamo giù più rabbiosi e “concreti”, con una musica più corposa e quasi aggressiva, ancora di più in Budapest Song, più metal e con infine la chiusura in growl strozzato della quasi-apocalittica (o forse più semplicemente un addio costituito da un sovrapporsi d’immagini, una summa del disco) di Tiergarten. In conclusione, un grande album che saprà dare grandi soddisfazioni a chi lo ascolta, piacevole e intenso. Forse però in futuro si potrà ancora fare di meglio in questa direzione, con un po’ più di maturità e un po’ più di esperienza. Magari quest’album non è propriamente un capolavoro, ma è originale e costituisce una sorta di “nuovo indirizzo artistico” (e il voto qui sotto esprime appunto tutto ciò). Ampiamente promossi.