Rolling Stones – A bigger bang

Quando si vociferava che il faraonico “Forty Licks Tour” del 2002 e 2003, passato anche dallo Stadio di San Siro di Milano nel giugno di due anni fa, doveva incarnare il canto del cigno per la più longeva rock’n roll band del pianeta, si era come sempre “fuori strada”, e la storia insegna che quando i soggetti argomentati si chiamano Rolling Stones, nulla è realmente scontato. A distanza di otto anni dal discusso “Bridges To Babylon”, esce l’attesissimo nuovo album di Jagger e soci, l’ esplosivo “A Bigger Bang”, decisamente il lavoro di maggior spessore, il più pretenzioso e completo dai tempi di “Some Girls” del 1978, anche se la lunghezza del disco (ben sedici brani in scaletta), richiama l’inarrivabile capolavoro “Exile on Main Street”. E’ chiaro che la vena creativa degli Stones è in grado di pulsare linfa vitale solo a tratti, e che le vere impennate da campioni si riducono a poco più di una mezza dozzina di brani, ma quando scocca la magica scintilla non ce n’è per nessuno. I riff micidiali di Keith Richard, imperversano in “It Wont Take Long”, nella micidiale “Let Me Down Slow” e nel sound reggaeggiante di “Rain Fall Down”, mentre un superbo Mick Jagger si supera nella ballatona “Streets Of Love”, sicuramente il più bel lento degli Stones dai tempi di “Fool To Cry” e “Memory Motel”. Anche la discussa “Sweet Neo Com” fa parlare di se’, più per le pesanti accuse di Jagger nei confronti dell’ amministrazione Bush, che per la qualità del brano, ma questo è un altro discorso e la versione “live” sarà l’ennesimo successo da affiancare alle varie “Start Me Up” e “Tumbling Dice”. Sono tornati i Rolling Stones “doc”, quelli con l’armonica sussurrata di Jagger, la slide tremante di Ron Wood, il tum-tum cronometrico di Charlie Watts e, soprattutto, quelli attraversati dall’ anima blues di Keith Richard… Cosa chiedere di più a questi quattro inossidabili miliardari ultrasessantenni, se non di regalarci ancora “vecchie” emozioni???