Dopo la buona prova offerta dai King’s evil, magistrale band Thrash nipponica posta sulla scia dei migliori Testament, giungono nuovamente in scena i loro connazionali Ritual carnage, formazione dedita ad un Thrash metal totalmente ottantiano, connotato da suoni corposi e ben amalgamati da una valida fase di mixaggio, e da un impatto tecnico d’ottima fattura. “The birth of tragedy”, ultimo capitolo di questo combo proveniente dal paese del Sol Levante, ci mostra il lato più “in your face” di cui il Thrash è sempre stato dotato: songs basate sulla ripetizione di una manciata di riffs, in alcuni casi persino due o tre soltanto, consueta fase solistica attorno ai tre quarti del pezzo in questione, vocalizzi corrosivi ma aiutati non poco dall’effettistica. Undici tracce, di cui una cover dei Death – il pezzo scelto è “Infernal Death”, tratto dal leggendario debut “Scream bloody gore” – , e tanta ripetitività. Al fianco di un disco dalla tale inconsistenza, campeggia il nome della Osmose, oramai simbolo di decadentismo e di inaffidabilità: dopo i grandi trascorsi di questa label, oramai privata dei suoi gioielli – peraltro migrati verso marchi di fabbrica più lussuosi e freschi – ci troviamo dinanzi solo alle rovine della label francese, ridotta ad un cumulo di macerie dalle quali, ancora, qualcosa cerca di risollevarsi. Inutile domandarsi che cosa sarebbe successo se questo album avesse visto la luce in piena era techno-thrash o nel 1986 stesso: poco cambia, il lavoro, anche non considerando il quindicinale trascorso da quei fasti, rivela un’inconsistenza incredibile, mostrando nei Ritual carnage un’identità relativa ad una band che cerca di proporre stilemi e schemi senza avere nè un’impostazione attitudinale degna della riproposizione di certe cose, nè una rabbia vera che non sia fittizia e ruffiana. Si parla tanto della rinascita del Thrash: speriamo che i frutti non siano questi, perchè in tal caso si tratterebbe di un raccolto ignobile.