Rhapsody – Intervista a Fabio Lione (vocals)

Nel 1998 erano discograficamente emersi da un solo anno, e già il ritornello di “Emerald sword” era nelle teste di buona parte dei più giovani metallari del periodo. Oggi, la affermatissima band dei Rhapsody gode di grande fama e di un ottimo contratto discografico che, dopo il ben accolto “Symphony of enchanted land II”, la porta all’ immancabile appuntamento col live album. Ce ne parla il singer Fabio Lione…

Intervista a cura di: Marco “Dark Mayhem” Belardi

Siete al primo live album a quasi dieci anni dall’ uscita del primo disco, e per la particolarità del vostro sound oltre che per le atmosfere che utilizzate vi ho sempre considerati più una formazione da ascoltare su disco che una live band… Come vedi i Rhapsody dopo tutto questo tempo, nove release ufficiali e tanti tour?
La band la vedo innanzitutto più maturata e stabile, abbiamo la stessa formazione da svariati anni e finalmente ci sentiamo di dire che continueremo con questa, perchè è diventata davvero molto affiatata ed omogenea. Abbiamo fatto molta esperienza, inizialmente avevamo dei problemi ma oramai abbiamo affrontato svariati tour, e dunque dopo tutti questi album sapevamo che in un certo senso era il momento del live.
Perchè avete scelto una data estera e soprattutto non europea per la realizzazione di questo live album? Qual’è la considerazione che avete oltreoceano rispetto a quella che vi viene data in paesi economicamente forti per il Metal come la Germania?
Abbiamo fatto tre show in Canada coi Manowar, e per noi è stata una grossissima sorpresa constatare come la gente ci conoscesse, ed abbia notevolmente apprezzato. In origine dovevamo inserire una traccia estratta da una delle date canadesi, poi abbiamo deciso di scegliere proprio una data come base intera del live album, in modo da renderlo più caratteristico e allo stesso tempo una sorpresa di un certo tipo per chi ci ascolta.
Adesso siete visti come una delle principali Power Metal band d’ Europa, ma non hai mai avuto il rimpianto di avere avuto poco supporto promozionale quando sono usciti i vostri due primi album? Essendo questi due dischi considerati fra i vostri migliori, forse addirittura i migliori, non credi che con l’ adeguato supporto all’ epoca vi avrebbero subito consacrati al pari della più ardua concorrenza europea?
Sicuramente quando siamo venuti fuori eravamo una novità… allo stesso tempo gli Stratovarius erano all’ apice e noi non godevamo certo dello stesso tipo di promozione di cui godiamo adesso, ma non credo ci sia niente da rimpiangere. Le cose hanno seguito il naturale molto di evolversi, e i nostri primi album sono molto apprezzati in giro oggi come lo erano allora, solo che allora dovevamo farci un nome perchè eravamo da poco emersi.
Quando sono stati gradualmente entrati in line-up musicisti non hai temuto che si pensasse più ad una super-formazione che ad un gruppo compatto e con un’ identità ben precisa?
I Rhapsody non sono mai stati una band che tutte le settimane si ritrova tot. volte per suonare insieme in una sala o in uno studio, la distanza fra me e Luca è sempre stata significativa anche quando eravamo agli esordi. Per cui quando la line-up ha inserito gradualmente elementi stranieri, non c’è stata nessuna evidente novità per noi. Lavoriamo così: quando è in arrivo un tour, o un evento particolare, ci ritroviamo per un mese e suoniamo in maniera molto intensa, stiamo insieme per un po’ e ci concentriamo in modo tale da ritornare a suonare assieme a un buon livello. I nuovi membri hanno portato solo grande solidità e esperienza ai Rhapsody, e credo proprio che continueremo con questa formazione (ci soffermiamo a questo punto sul batterista e sulla sua uscita coi Sieges even, molto apprezzata da Fabio n.d. Marco “Dark Mayhem” Belardi).
Quando uscì “Nightfall in middle earth” il tema del Fantasy e un certo tipo di sonorità dilagarono, voi c’eravate già e il Metal sembrava risollevarsi dalla presunta crisi degli anni precedenti. Qualche anno fa però questo movimento sembrava cominciare a perdere colpi, finchè Peter Jackson non è uscito coi suoi tre colossal del Signore degli anelli. Io sono dell’ idea che anche se fino a un certo punto il successo di questa trilogia abbia ridato campo nel Metal a certe tematiche da cui i gruppi andavano pian piano separandosi, tu che ne pensi?
Ti dirò: mi aspettavo che il Signore degli anelli, come fenomeno, aumentasse ancor di più questo fattore e a mio avviso così non è stato. Certo ci fu un gran riscontro quando uscì “Nightfall in middle earth”, per certe tematiche, e allora eravamo fuori da non molto per cui credo fosse anche il momento giusto, più adatto per noi. Oggi certo credo qualcosina questo fenomeno abbia dato al Metal, ma non più di tanto.
“Power of the dragonflame” è il disco dei Rhapsody in cui s’è vista più voglia di cambiare rispetto ai capitoli precedenti… ripeterete in futuro qualche piccola variazione al look o siete certi di mantenere al 100% il vostro sound?
Abbiamo già praticamente composto il materiale del nuovo disco, sono da sistemare degli arrangiamenti ma il lavoro è in un certo senso pronto. Posso assicurarti che ci saranno delle novità, anche se non posso dire altro. Se ti riferisci a come ho cantato su “When demons awake”, è stata una mia proposta e anche se quando nacque apparve molto inusuale, è piaciuta tantissimo a Luca e agli altri e la adottammo. Credo sia riuscita molto bene, perchè si adattava in modo naturale al pezzo. Quel disco ha degli aspetti ‘diversi’ in molte cose, il pezzo in italiano, la copertina molto modernizzata, ma credo che ogni album dei Rhapsody abbia sempre aggiunto nuove cose e nuove caratteristiche che non c’erano nei precedenti, esempio particolare appunto “Power of the dragonflame”.
Appunto parlando di variazioni, da svariati anni il Power Metal ne sta affrontando una, tant’è che molti gruppi si sono dati a tematiche più realistiche, e un sound spesso più duro e talvolta oscuro, vedi quanto accaduto ai Nocturnal rites con “Afterlife”, o anche a gruppi di casa nostra come Vision divine, Labyrinth e Secret sphere. Pensi che con tutto questo “cambiare” siano usciti anche dei buoni dischi o ritieni che il meglio il Power l’abbia dato anni prima coi vari “Episode”, “Somewhere out in space” ecc.ecc.?
Si è battuto il ferro finchè era caldo e sono usciti grandi dischi, è naturale che la qualità sia andata a peggiorare un po’ come accadde a inizio anni ’90 al movimento Thrash e a tante altre cose. Per molti è arrivato un momento cruciale e si è deciso di cambiare. Credo i risultati siano stati buoni per questi gruppi che hanno adottato nuove sonorità, anche se solo in parte, sia all’ estero sia in Italia. Però se devo darti una risposta, credo che il Power Metal, in sè, il meglio l’abbia dato proprio con i classici che tuttora guarda caso rimangono gli stessi o quasi.
Il Metal ultimamente è molto bistrattato dai media e a mancanza di nuovi protagonisti all’ altezza dei vari Judas Priest, Slayer o Iron Maiden fa anche in parte capire il perchè, ma arriviamo al punto: la comparsa di un attore celebre come Christopher Lee su vostre produzioni, vedi copertina dell’ EP o narrazioni varie, credi sia stata vantaggiosa in un ambiente oggi avulso dal pianeta mass media come quello del Metal?
Credo che la sua comparsa su una copertina di un disco appartenente ad altri livelli del business musicale, certamente, avrebbe altri effetti, ma credo anche che ci abbia giovato molto. Christopher aveva un sogno, aveva fatto tante cose nella vita ed ha una grande carriera nel mondo del cinema, ma voleva riuscire ad apparire su di un album, voleva cantare. Così ci siamo trovati subito d’accordo, abbiamo passato belle giornate con lui, cenato con lui, discusso con lui e la nostra musica gli piaceva molto. Per noi è stata una soddisfazione indescrivibile anche conoscerlo sul piano umano.

Fabio Lione

Marco “Dark Mayhem” Belardi