Reviver – Reviver

I Reviver rappresentano allo stesso tempo una discreta chicca per i nostalgici, ed un act con tante cose da imparare. Nati otto anni fa in Olanda, Patrick Van Maurik e soci puntano tutto su di una miscela fra Heavy Metal classico, Power Metal americano e reminiscenze di stampo Speed. Un gran minestrone che combina le origini europee del gruppo, la disponibilità di un singer totalmente ispirato a ciò che la scena US Metal produceva a fine anni ’80 -ossia prima dell’ appesantimento del sound di alcuni dei suoi principali movers- ed un’ evidente passione per lo spartiacque fra classico ed estremo, lo Speed Metal dei tempi migliori. Il problema è che tutti questi riferimenti si scatenano, a mo’ di arma a doppio taglio, sui Reviver. Che non hanno nè la personalità dei primi Helstar, coi quali hanno avuto la fortuna di condividere il palco in patria, nè un urlatore del livello di mezzo John Arch. In poche parole, questi sfegatati crimsongloreiani della prim’ora tendono a mettere troppa carne al fuoco, senza presentare elementi d’indubbia qualità eccetto forse i due chitarristi, entrambi ex-Last Restraint nonchè autori di assoli al fulmicotone e ritmiche pungenti. E’ che la fase compositiva si presenta sempre piuttosto deficitaria… che si tratti si scippare un’ intro agli Annihilator, vedi l’assonanza “Watch out!”/”W.T.Y.D.”, o di fare i malinconici in “Cycles” (brano risalente addirittura al 2000), la sostanza non cambia. “Reviver” è dunque un discreto album, aperto dalla fantastica “Osiris eyes” e proseguito con sufficienza in quanto composto da estremi amanti del Classic Metal che, però, oltre ad essere arrivati un tantino in ritardo, tutto sono fuorchè dei compositori di classe. I continui riferimenti al sound degli Iron Maiden, poi, non fanno altro che aumentare nell’ ascoltatore una fastidiosa sensazione di ‘collage’. “Reviver” è un po’ tutto quel che un fruitore di Classic Metal può desiderare… però lo è a livelli mai stellari. “Revive and survive” ha il giusto groove, “Watch out!” vola che è una bellezza, ma questa band deve migliorare e, se possibile, trovarsi una benchè minima identità.