Grande nome, grande look ed una buona padronanza dei propri strumenti: il problema è che, nel 1993, suonare classico Hard Rock americano sulla scia del (riscoperto?) filone “Jeans & Leather”, nella migliore delle ipotesi, significava automaticamente venir tagliati fuori dal circuito musicale “di peso” ancor prima di veder pubblicato il proprio debut Lp (pensate ad esempio alla totale indifferenza con la quale fu accolto il clamoroso esordio dei teutonici Steel Dawn… roba che nel 1989 avrebbe reso miliardario chiunque!). Magari i Reckless (svedesi!) nemmeno si erano accorti che, solo un anno prima, il pur magnifico “Prisoner in Paradise” degli Europe lo avevano ascoltato sì e no in cinque, fattostà che sperare di scalare le rock-charts grazie ad una manciata di pezzi nemmeno poi tanto vincenti, sarebbe stata pura follia! Ammettiamolo, in piena epoca alternative-rock non si sentiva più parlare nemmeno di Scorpions, Dokken, Europe o White Lion: i fasti degli eighties, le mega arene stracolme di gente e i concerti pirotecnici (ma alla fine i concetti stessi di “Rock Star” o “big band”!) erano ormai solo un ricordo… come potevano i Reckless sperare di arrivare in alto? Ed infatti, anche se non ci sarebbe affatto bisogno di dirlo, il disco in questione finì per esser pubblicato, come da copione, solamente per il mercato giapponese! A dieci anni dalla sua uscita (la band entrò in studio nell’ estate del 1993), “Reckless” viene oggi riesumato grazie alla passione, nei confronti di un genere troppo frettolosamente dimenticato, dell’ ottima etichetta MTM Classix: certo, viene da chiedersi se non fosse stato ad esempio il caso di dedicarsi alla riscoperta di qualche perla di maggior caratura artistica (operazione comunque portata brillantemente a termine con le ristampe di bands come Axia o Erika!), tuttavia gli amanti dell’ Hard Rock sound stradaiolo che un tempo imperversava su tutto il territorio a stelle e strisce non dovrebbero affatto rimanere delusi da pezzi come l’ opener “Back in Town” o l’ incalzante “Rock the Nation”! Trattasi in definitiva di un piacevole tuffo in un “antico” passato fatto di texani, jeans strappati, giubbini sgargianti e capigliature ad effetto… anche se i big-group, o comunque coloro che con essi potevano tentare perlomeno di competere (come ad esempio i sopracitati, clamorosamente bonjoviani, Steel Dawn!), erano ben altri.