Raise Hell – Intervista a Dennis Ekdahl (drums)

Non ci crederete, ma i Raise hell, una delle band meno rinomate di Nuclear Blast, sono una delle mie formazioni preferite. Partiti alla grande con “Holy target”, un disco che nel 1998, oscurato dalle uscite di lusso di Death, Blind guardian, Hammerfall e Stratovarius, mi fece gridare al miracolo per l’incredibile livello qualitativo dei suoi pezzi. Lì credevo che il malumore per il periodo di reclusione di John Nodtveidt (Dissection) sarebbe stato placato da questi lontani cugini della celebre formazione svedese, ma i Raise Hell, capaci di passare ad un bellissimo Thrash metal su “Not dead yet”, aggiungono ancora nuovi elementi. E’il 2003, “Wicked is my game” (il titolo del disco è nato quasi per gioco, poichè deriva da una frase del loro membro Torstein Wickberg: “Wickberg is my name”) esce, e con lui giungono nuovi pezzi di immenso valore ed un bagaglio tecnico in continua crescita. Ce ne parla il batterista Dennis Ekdahl, da sempre portavoce della band svedese.

Intervista a cura di: Marco “Dark Mayhem” Belardi

Hail! Avete prodotto “Wicked is my game”, un disco sullo stesso stile di quello proposto su “Not dead yet”. Che ne pensi, del lavoro appena svolto?
Penso che “Wicked is my game” sia stato registrato, e soprattutto composto, nella stessa maniera in cui siamo giunti a “Not dead yet”. Credo che il nostro nuovo album abbia una grande produzione, una produzione che ci rende soddisfatti e che ci rende felici di aver prodotto un disco potente, pesante, ben suonato. Non penso sia cambiato moltissimo da “Not dead yet”, forse abbiamo solamente aggiustato il tiro, e in ogni caso credo che in “Wicked is my game” siano presenti elementi di tutti i nostri lavori passati.
I Raise hell sono partiti suonando un death-black sullo stile dei Dissection, ma con un tocco maggiormente brutale e grezzo rispetto a questi ultimi. Come avete scelto di cambiare e di puntare sul Thrash, dopo l’uscita di “Holy target”?
La ragione principale è il fatto che non ci divertivamo a suonare i pezzi di “Holy target” dal vivo. Non era entusiasmante, non avevano un grande impatto Live. Poi, volevamo fare qualcosa di nuovo, non ci sarebbe piaciuto ripeterci all’infinito, e così abbiamo tirato fuori la nostra anima rock ‘n’ roll, la nostra passione per il Thrash degli anni ottanta, ed abbiamo prodotto “Not dead yet”. Questi sono i nuovi Raise hell!
Nel vostro debut i vostri testi parlavano di lotta contro il Cristianesimo, di rivolta contro la Chiesa ed i suoi ferrei concetti. Adesso, sembrate completamente incentrati sulla nota trilogia tematiche del rock ‘n’ roll…
Si, verissimo Marco. Nel primo disco pensavamo più alle liriche. Partiva tutto da quelle, dalle nostre ideologie anti – Cattoliche, e da lì nascevano le musiche di “Holy target”. Poi, sul secondo e sul nuovo disco tutto nasce dalla musica, su cui mettiamo liriche colme di attitudine rock. Sesso, droga e rock ‘n’ roll, ma soprattutto divertimento, alcool, donne. Questi sono i temi dei nuovi Raise hell, credo siano meno decisi di quelli che adottavamo tempo fa, perchè ora pensiamo maggiormente a strutturare la musica.
Come siete arrivati al contratto con Nuclear Blast? E’stata dura?
No! Per nulla dura. Non è stata una cosa difficile, non mi credi?
Ne sei proprio certo?
Certamente! Abbiamo passato la nostra demo alla Nuclear blast, a loro è piaciuta molto. Ci hanno presi sotto contratto e ci hanno chiesto di suonare un full lenght sullo stile della demo. Noi abbiamo detto di no, abbiamo fatto di testa nostra, ed a loro è piaciuto moltissimo “Holy target”. Siamo in ottimi rapporti con Nuclear Blast, ed anche agli inizi era così.
In “Babes”, una song di “Not dead yet”, avete inserito il ritornello di “Light my fire” dei The doors. Come è nata l’idea?
Non si tratta di una cover, e come hai detto tu abbiamo solamente usato un verso della canzone dei The Doors. Diciamo che è stata una cosa divertente, inerente al testo che avevamo scritto, e prova della nostra passione per il rock ‘n’ roll (non so quante volte ha nominato questa parola! n.d. Dark Mayhem), nonchè per i The doors stessi, sia chiaro!
Parliamo del presente. La produzione di “Wicked is my game” ha volumi alti sulle chitarre e sul basso. Come mai avete settato columi così alti su questi strumenti e non su batteria e voce?
Non t’è piaciuta?
La registrazione è stata ottima, ma forse in fase di mixaggio alcuni volumi non vanno come un disco Thrash richiederebbe...
Peccato! Sai che ti dico? A me invece è piaciuta moltissimo, l’abbiamo voluta esattamente così, non è venuta così per errore e tutti ne siamo felicissimi. Volevamo innalzare un muro di suono e ci siamo riusciti, ora le chitarre risaltano e i riffs sono devastanti, non trovo difetti particolari nella produzione di “Wicked is my game”.
Sempre parlando di produzioni. Prima avete lavorato con Tommy Tagtgren, ora con Anders Friden. Due grandi produttori, due produttori però diversissimi. Un tuo parere?
Tommy ha lavorato con noi su “Holy target”, registrato negli Abyss studios del fratello Peter (Tagtgren di Hypocrisy e Pain n.d. Dark Mayhem). Ha fatto un gran lavoro. Su “Wicked is my game” credo che Anders degli In flames fosse l’uomo ideale per la produzione, che come ti ho già detto è risultata incredibile. Ma a te non è piaciuta ahahaha! In ogni caso, credo che siano stati due lavori incredibili, sulla produzione. Quindi, il mio parere su di loro sarebbe sicuramente positivo.
I tuoi blast-beats sono completamente spariti dal vostro sound. C’è chi come me si domanda se in futuro adotterete ancora del death-black…
Beh, è una cosa molto improbabile. Ciò non significa impossibile, ci potrebbe essere qualche richiamo al passato, anche qualche pezzo su quello stile, ma ora pensiamo al Thrash. Siamo molto cambiati e suoniamo uno stile che intendiamo seguire ed evolvere, ma come ti ho detto: chi lo sa?
Avete fatto tour con Children of Bodom e Dismember. Ora, per il tour di “Wicked is my game”, come vi comporterete? Avete già fissato qualcosa?
Assolutamente nulla! Non so dirti niente, dobbiamo ancora pensare al tour, ma credo che presto saprete qualcosa attraverso la nostra casa discografica. In ogni caso, ci sarà sicuramente un tour, e speriamo di poter venire anche in Italia. Per ora so solo che questa settimana esce il nostro disco, non aspetto altro!
Ho sentito dire in giro che metterete in circolazione una doppia edizione in Cd contenente i due vostri primi dischi: “Holy target”, “Not dead yet”. Quali sono le ragioni?
L’abbiamo fatto per i nostri nuovi fans. Recentemente molta gente ci conosce, più persone ci seguono rispetto a quante ci seguivano ai tempi di “Holy target”. E così, per far conoscere loro i nostri due lavori passati, abbiamo proposto loro questa occasione, soprattutto perchè conoscessero i Raise hell per come erano prima, e mettendo in circolazione ben due dischi in uno.
Nuclear Blast. Una grande band con grandi band. Ce ne sono moltissime giovani, oltre a tante vecchie glorie del Metal ed a svariate band affermate negli anni novanta. Fra i giovani, chi apprezzi maggiormente?
Devo dirti la verità? Non conosco benissimo il rooster della Nuclear Blast. Tantomeno conosco i giovani! Però posso dirti che fra le band che Nuclear Blast ha adesso, mi piacciono moltissimo gli In flames. E’uscito il nuovo disco, l’hai sentito?
Si, sono molto cambiati, rispetto agli ultimi tempi. Anzi, diciamo che cambiano continuamente!
Si, vero! Ma non ho ancora sentito il nuovo disco, sono davvero molto curioso!
Okay Dennis, non voglio portarti via altro tempo. Qualche parola per i lettori di MetalManiacs?
Certo! Un grandissimo saluto a tutti quanti, ascoltate “Wicked is my game”, spero possa piacervi, e naturalmente ci vediamo dal vivo, on stage! Ciao Marco.

Dennis Ekdahl

Marco “Dark Mayhem” Belardi