Rage – Intervista a Peavy Wagner (bass, vocals)

Fino al 2001, ho letteralmente amato i Rage in tutto e per tutto. Anche riguardo dischi rischiosi come “XIII” e i due successivi, rinnegati da molti fan ma sicuramente anche incompresi. Tuttavia, Peavy è tornato a suonare come su “End of all days”, facendo contenti i più, e con questo deludendo un po’ il sottoscritto… Non amo molto le ultime due release, ma da gran fan dei Rage è stata una grossissima soddisfazione intervistare il loro leader indiscusso, Peavy… Ed è stata una soddisfazione, senza grandi risultati, pizzicarlo un po’ su alcuni aspetti dell’ ultimo Rage-sound!

Intervista a cura di: Marco “Dark Mayhem” Belardi

Inevitabile partire con “From the cradle to the stage”, Peavy: parlamene un po’…
“From the cradle to the stage” è uscito per festeggiare i nostri venti anni di carriera, non siamo una band che produce continuamente live album e quindi non mi è sembrato fuori luogo farne uno, cosa mai accaduta con questa formazione. E’ uscito anche in versione DVD, come doppio album…
E come lo vedi il Metal dopo venti anni?
Nella solita maniera, perchè il Metal è la mia famiglia… Per me non è cambiato nulla, con la differenza che ho i Rage da un sacco di tempo, una certa popolarità e tanti dischi alle spalle. La passione e la voglia di suonare, credimi, sono invariate.
La line-up più rappresentativa per i Rage a mio avviso è quella con tu, Manni e Chris… perchè è stata sciolta?
Manni lasciò… che anno era? Non me lo ricordo di preciso! Ma sì, 1994, l’ultimo vero album con lui fu “The missing link”, e lui se ne andò perchè aveva messo su famiglia, insomma non riusciva a sostenere tutti gli impegni con la band… Chris è uscito ufficialmente dai Rage con la rottura della penultima line-up, da allora i Rage sono sempre rimasti i soliti, ancora una volta, in tre.
Quando quella line-up si è sciolta, perchè hai scelto due musicisti molto tecnici come Terrana e Smolski?
Perchè erano quello che cercavo, due musicisti molto esperti e con un certo bagaglio tecnico. Avevo in mente delle cose, che poi sono ciò che abbiamo suonato in “Unity” prima, e in “Soundchaser” poi, e per suonare quelle cose mi servivano persone con quelle caratteristiche. Non parliamo poi del lato umano, mi trovo bene con loro e credo che Terrana sia stato anche la risposta a chi diceva che si trattava di uno “studio drummer”…
Parlando appunto di “studio drummer” riguardo Terrana: non ha mai causato problemi ai Rage il suo collaborare con molte band?
Mai, i Rage sono la sua band principale e mi sembra che lo abbia anche dimostrato…
Smolski invece ha avuto dei problemi fisici di recente, come sta?
Dopo il Gods of Metal lo ha colpito un’ infezione ed è dovuto stare a riposo per un po’, ha avuto dei problemi seri ma ora tutto è risolto e a fine novembre, correggimi se mi sbaglio (ride n.d.a.), sarà in Italia per tre date…
Girava voce che Manni Schmidt lo avrebbe sostituito per un po’…
Voci, sì! Su internet si leggeva questo ma era stata soltanto buttata giù l’idea, niente di più…
Un disco molto sottovalutato dei Rage è sicuramente “XIII”… perchè avete abbandonato il lato sperimentale dei Rage, conosciuto con “XIII” e “Ghosts”?
Perchè “XIII” era un disco molto orchestrale e atipico, avevo quel materiale e ne ho fatto un disco… Lo sai che in Germania è il disco più conosciuto e amato dei Rage, dai fan?
Mi sorprende questa cosa…
“Ghosts” è un altro disco con delle buone canzoni, non del tutto riuscito ma comunque buono. Siamo tornati a suonare alla Rage, con “Unity”, perchè quelli erano episodi di passaggio e il mio mestiere è sempre stato quello di suonare con un certo stile, i Rage hanno uno stile, e quello stile è tornato su “Unity” e resta vivo tutt’ora.
Così non tornerete a comporre episodi sperimentali, in futuro?
Adesso mi viene da dirti di no…
Dunque lo stile di “End of all days”, riapparso in parte su “Unity” con una line-up dalle caratteristiche tecniche totalmente diverse da quella del 1996, si può dire che è lo stile definitivo dei Rage?
Uno stile definitivo non l’abbiamo mai avuto perchè ci siamo evoluti svariate volte, come puoi notare… Però sì, quello è il nostro stile e gli siamo fedeli da un sacco di tempo, e “End of all days”, come gli ultimi due dischi, sono album molto rappresentativi per noi, consigliabili a una persona che vorrebbe avvicinarsi ai Rage.
Ti faccio una critica: componete spessissimo canzoni con strofe accompagnate da riff molto pesanti, e ritornelli melodicissimi talvolta un po’ simili fra loro. Hai mai pensato di abbandonare un po’ questo schema?
Quello schema sono i Rage (ride n.d.a.)! Nelle nostre caratteristiche rientrano quelle cose, se ci chiedi canzoni aggressive ma con strofe melodiche come avviene ad esempio in “Sent by the devil”, magari queste verranno, ma questo abbinamento fra pesantezza e melodia è sempre stato parte integrante dei Rage e non credo che snaturerò questo nostro connotato…
Che ne pensi della carriera di Manni con i Grave digger? C’è che dice che da quando se ne è andato Lulis, non sono più loro…
“The grave digger” in particolare è piaciuto ad un sacco di gente invece, a me piacciono tutti gli album dei Grave digger con Manni, anche “Rheingold”, e reputo Manni un gran musicista, compositore, uomo. Credo che i Grave digger siano in forma da moltissimo tempo e che la drastica separazione da Uwe non abbia intaccato la loro qualità.
Siete partiti come Avenger: hai mai pensato di ristampare, in futuro, nuove versioni di “Prayer of steel” e “Depraved to black”?
No, questo proprio no (ride n.d.a.)! Mi piacciono abbastanza quei due album, rappresentano i Rage agli esordi e non li ritoccherei mai, però sebbene l’idea di renderli maggiormente disponibili al pubblico non sia malvagia, non vedo il motivo di reintrodurre sul mercato proprio quelli… Adesso no.
Avete prodotto un sacco di dischi prima di “Trapped!” ma qui in Italia quello attualmente risulta, in ordine di tempo, come il vostro primo disco “famoso”. Che ne pensi dei precedenti?
“Perfect man” è quello che preferisco, forse, ti dirò, è il mio album preferito fra quelli che ho composto, ma si tratta di una decisione abbastanza difficile… “Secrets in a weird world” e “Reflections of a shadow” sono altri due dischi che mi piacciono molto, e credo che in quel periodo, il primo della nostra carriera, siano venuti fuori ottimi dischi, sicuramente non inferiori a quelli degli anni ’90. Almeno, non così tanto…
E che ne pensi dei miei due album preferiti dei Rage, “The missing link” e “Black in mind”?
“The missing link” ha dei grandi classici, è accusato di essere un po’ tutto simile lungo la sua scaletta ma credo che in generale sia un disco che piace molto. Per questo dopo è venuto “Black in mind”, sicuramente molto vario e appetibile per chi cerca materiale melodico, cose veloci, riff che sono stati definiti ai limiti del Thrash… Sono due ottimi album, complimenti per la scelta!
E ora ti faccio un’ altra piccola critica: su “Unity” e “Soundchaser” utilizzate dei suoni molto moderni, una produzione pulitissima… Io che sono un nostalgico, ho qualche possibilità di ascoltare in futuro un nuovo disco dei Rage con una produzione simile a quelle passate, magari anche a quella di “Welcome to the other side”, senza chiedere di andare troppo indietro?
Quando mi hai parlato in termini di “produzione molto pulita” mi sono domandato cosa intendessi (risate n.d.a.)! Beh, oggi la tecnologia ci ha fatto fare grossi passi in avanti e i suoni degli ultimi due dischi danno valore alla line-up che li ha incisi, credo che Victor e Mike abbiano bisogno di suoni così per essere apprezzati al 100%. Io adoro quei suoni, credo che più avanti andremo sempre in questa direzione, nel produrre “molto pulito”, come dici tu (ride n.d.a.)!
A un anno di distanza, che ne pensi di “Soundchaser”?
Ha delle grandi canzoni, posso fare tutto tranne che rinnegarlo anche se sinceramente, oggi, non so se preferisco quello o “Unity”. Gli ultimi due lavori sono molto ben riusciti e lo dimostra l’apprezzamento dei fan quando ne suoniamo i brani on stage…
E la mascotte, il Soundchaser? So’ che ci sono state novità di recente…
E’ finita in un museo e, in quella esposizione, rappresenta, oltre a noi, il Power Metal! E’ una cosa di cui vado orgoglioso, specie pensando che tutto è partito dalla semplice realizzazione di un artwork…
Bene Peavy, siamo alla fine… hai qualche parola per i lettori di MetalManiacs?
Ci vediamo in Italia, ragazzi… avete diverse date fra cui scegliere e speriamo con questo di poter accontentare tutti. Non raduneremo tutta la gente a un solo concerto ma perlomeno daremo la possibilità di vederci a persone di più località, dunque, arrivederci, e buon divertimento per le date di novembre!