“Live from Oz” voleva essere una sorta di preludio attraverso il quale il consolidato terzetto dei Planet X avrebbe presentato – o meglio costituito – un ponte discografico che anticipasse l’uscita di “Moonbabies”. In esso, i migliori episodi targati Planet X, marchio di fabbrica che spesso releghiamo sin troppo alla celebrità dell’eclettico keyboard player Derek Sherinian, ex Dream theater. Il tutto all’oscuro di MacAlpine, recente sostituto di Garsed, e del batterista dei Ring of fire Virgil Donati, il cui nome e la cui importanza dovrebbe sciogliere in voi ogni dubbio sulla consistenza tecnica del combo progressive rock – fusion in questione. Tuttavia, “Moonbabies” farà ancor più rimpiangere Garsed (tutto ruota attorno a Sherinian, a causa del modesto e contenuto lavoro effettuato da MacAlpine stesso), oramai arenato nel poco rinomato progetto Mojo. “The noble savage” ed “Interlude in Milan” costituiscono momenti dall’ottimo valore artistico, connotati da una situazione che cade a metà fra il progressive rock più efferatamente auto celebrativo e la fusion, ma si tratta di due brillanti dalla lucentezza rara che annaspano in un oceano di piattume. “Moonbabies”, a dispetto delle maestose e recenti uscite più o meno progressive relative a dischi d’annata come “Burn the sun”, “Vapor trails” e “Remedy lane”, si fa ascoltare a causa dei nomi che campeggiano all’interno del suo booklet, si fa ammirare per come il trio, sostenuto dai turnisti Billy Sheenan, Tony Kennedy e Jimmy Johnson, tutti quanti sul ruolo vacante di bassista, esponga partiture tecnicamente ineccepibili, ma tutto è vano. Mancano la spontaneità, la capacità di farsi ascoltare piacevolmente nonostante la difficoltà esecutiva media dei pezzi, ed in poche parole, non tutti i gruppi si chiamano Yes, Toto, Dream theater o qualsivoglia storica formazione che, nel corso degli anni, abbia prodotto dischi storici e rispettevoli. Buona la produzione, pulita e chiara come la tradizione vuole e capace di risaltare ogni singolo tocco, pennata o passaggio, ma nonostante quale palese e felice riferimento all’ AOR, e nonostante la facilità con cui i tre si muovono nel contesto prog rock – fusion, è la sostanza a non esserci. Meditate prima di acquistare, e fatelo solamente se accompagnati da convinzione o passione pura per materiale di certo tipo, ma vi assicuro che un ascolto pre – acquisto non vi schiarirà assolutamente le idee.