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Recensione
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Genere: Heavy/thrash
Giunge da Campobasso la proposta del trittico Planar evil, band nata nel gennaio 2000 che vede in formazione Mark Evil in veste di cantante/bassista, Warhead alla chitarra solista e Rob alla batteria. Il genere portante di questo “Land of doom” è un thrash di stampo ottantiano affiancato dal vecchio heavy metal, accostamento intelligente che ci riporta molti anni addietro per attingere ai grandi ed immortali Venom. Il disco, registrato nei “Temple of noise studios” di Roma, lascia subito una buona impressione grazie ad una produzione superiore ai canoni a cui sono stato finora abituato con gli altri demo, non perfetta ma pulita e sufficiente a lasciare intatta la vera natura del suono. “Land of doom” si presenta fluido e dinamico, carico di un thrash grezzo ma mai estremo e costantemente alla ricerca della melodia che rimane impressa nella mente a fine ascolto. Dopo l’inutile intro di apertura, il disco si lancia immediato sulla title-track, mid-tempo in puro stile Venom che riesce a compensare sia la potenza che la grande orecchiabilità ad alta digeribilità per coloro che non amano generi troppo ‘pestati’; peccato solo per il ritornello, forse poco originale. “In front of the storm” risalta invece il lato più heavy della band, mutando il tono cupo di “Land of doom” in uno più vivace ed allegro, tanto che la cadenza che alimenta tutta la durata del brano è facilmente accostabile al caratteristico giro di blues. Con le successive “Only crimes” e “God illusion” ritornano i riffettoni thrash, questa volta però più veloci e diretti rispetto a quelli della title-track, a mio avviso anche più maturi e sicuramente migliori dei precedenti, molto legati alla Bay Area ma incredibilmente d’impatto e dalla indubbia qualità. La chiusura spetta a “Welcome to Transylvania… to rise some sun”, pezzo che dopo una prima parte riconducibile a “Land of doom” sia per l’andamento cadenzato che per un’ossatura devota ai Venom, sfocia in seguito in uno stacco atmosferico di stupefacente bellezza, reso tale dall’apporto della tastiera suonata per l’occasione da Mark evil. In sostanza, il lavoro dei Planar evil risulta eterogeneo per la varietà dei brani presenti e mai noioso o ripetitivo, crescendo positivamente con l’avanzare dei minuti fino a raggiungere la vetta con gli ultimi tre pezzi, ottimamente suonati e di grande impatto. “Land of doom” può essere considerato, oltre che un buonissimo inizio, un punto di riferimento da cui attingere per un eventuale full-lenght, per il quale basterà sviluppare uno stile più evidenziato (magari più omogeneo) ed una maggiore maturità compositiva, già comunque elevata, per poter aspirare a traguardi ben più pretenziosi.. Consigliato a tutti gli amanti delle vecchie sonorità Thrash. |