Obliterate – Tangled ways

I Napalm Death sono per voi la droga migliore per sfuggire alla dura realtà? La vostra vita perderebbe ogni significato senza il feroce latrato di Barney Greenway? Rischiate di cadere in preoccupanti crisi di astinenza se la mente del vulcanico Shane Embury si rifiuta di comporre materiale per almeno un disco all’ anno? Allora state leggendo la recensione giusta, perché questi sloveni Obliterate (una band con già 12 anni di vita alle spalle e otto platters pubblicati tra demo, split, Ep e album) sono uno degli epigoni più fedeli e preparati del succitato act inglese. Grind Core senza compromessi quindi, ben suonato, prodotto discretamente e dotato di non trascurabili punti di contatto col Death Metal più semplice e diretto: il suono degli Obliterate assicura di non fare prigionieri e promette di svelare in pieno la propria indubbia efficacia in un contesto live, dove ritmiche incalzanti, riffs che sembrano uscire dalla sei corde di Mitch Harris e vocals dal timbro aspro e ricco di echi “barneyani” fungerebbero da perfetti ingredienti per il mosh-pit. Da parte sua la fantasia compositiva non delude, e se alla lunga le canzoni di “Tangled Ways” possono suonare leggermente pesanti, è anche vero che si scorgono diverse intuizioni che vanno oltre il classico “pestaggio” pur non facendo mai mancare quella intensità che in un genere come il Grind Core mai deve mancare. Nello stile degli Obliterate sono rintracciabili anche influenze di gruppi come Rotten Sound o Misery Index, ma la totale devozione ai Napalm Death degli Obliterate trasforma il disco in questione in una validissima alternativa a quell’ “Order Of The Leech” che tanti entusiasmi raccolse un anno fa. Certo, da “Tangled Ways” l’ originalità non può essere neanche pretesa, ma se tu che stai leggendo ti riconosci nei requisiti elencati nell’incipit di questa recensione, ti esorto caldamente a farti un giro su www.extremistrecords.8m.net : scommetto che mi ringrazierai…