Node – They ask for a new crime

Mi fa estremamente piacere vedere due cose. Per primo, il fatto che una volta ogni tanto, a fare da “ponte” fra due full lenght non sia l’ennesima release inutile, vedi singoli, dischi di cover o cose del genere. E come seconda cosa, apprezzo questa operazione di Scarlet records, ossia il riportare alla luce due fra i più importanti album che il Metal estremo italiano abbia partorito negli anni di buio più totale: i novanta. Trattasi di “Ask” del 1995 e “Technical crime” del 1997, da cui nasce il qui recensito dischetto, e da cui proviene appunto il giochetto di parole – lunghissimo! – che gli riserva il titolo. E trattasi dei Node che preferisco, quelli meno coinvolti dalla vena melodica dei giorni nostri, e meno “leccati” vista la mancanza di produzioni firmate da nomi come quello di Pelle Saether, al lavoro – oltre che con i Necrodeath – anche su “Sweatshops” e “Das Kapital” dei Node. Molti di voi conosceranno già le due release, la prima incentrata su di un Thrash/Death europeo dai connotati piuttosto personali, la seconda – “Technical crime” – una sua versione più tecnica ed elaborata, visti i due anni di carriera in più ed una line-up rinnovata dall’ innesto di Daniel Botti. Qualità alta, ve l’ assicuro io, anche se francamente eccetto i Sadist di “Above the light” e “Tribe”, in questo campo e soprattutto in Italia, i Node hanno sempre avuto ben poca concorrenza. Fateci un pensierino, e magari la nostalgia nei confronti del Death Metal dei ’90s aumenterà anche in voi…