Nocturnal breed

Mi accingo a scrivere la biografia di questa misconosciuta formazione norvegese proprio al fine di metterla maggiormente in mostra, sia per ovvie ragioni di merito, sia perchè per molti anni, sotto il nome Ed Damnator, si è celato in essa il chitarrista dei Dimmu Borgir E. Silenoz. I Nocturnal breed, debuttanti nel 1997 con “Aggressor” e tutt’oggi attivi, sono una formazione fortemente influenzata da quella commistione di Hard ‘n’ Heavy e Thrash Metal che tanto appassiona band come Sodom e Gehennah: si trovano nel loro sound echi di metallo classico teutonico, riferimenti a Venom e Motorhead, e tanto, tantissimo Thrash estremo sulla scia di quello dei Kreator dei primi tempi. Insomma, una commistione estrema e letale che non sarà affatto originale, ma che fa piacere sentire oggi, in un’epoca in cui i dischi vengono iperprodotti ed in cui la pulizia del suono regna anche in ambiti come quello del Death Metal. I Nocturnal breed sono una di quelle band che ti rimandano indietro di quindici anni, detto in poche parole. Cominciamo, naturalmente, dal loro debut…

Biografia scritta in: Maggio 2003

Aggressor (1997)

Cover
Questo debutto su Pavement records è un sigillo importantissimo, per i Nocturnal breed: esso rappresenta infatti una delle migliori uscite discografiche del periodo in ambito Thrash, evento dipendente non poco dalla crisi totalitaria del settore ma comunque da tenere in considerazione. “Aggressor” vede i Nocturnal breed cimentarsi con un Thrash estremissimo, che non poco risente di tinte Black Metal apportate magari dalla presenza in line-up di Silenoz, chitarrista dei Dimmu Borgir all’epoca già in fase di gran successo grazie all’ottimo “Enthrone darkness triumphant”. “Aggressor” è estremo, parte in maniera ingannevole con una “Rape the angels” che alterna ritmi lenti a tastiere oppressive, per poi scatenare l’inferno col duo thrashy formato da “Frantic aggressor” e “Maggot master”. Grande spazio ai riferimenti Black: “Nocturnal breed” presenta riffs Thrash/Black debitori nei confronti dei Sodom di “Outbreak of evil” (dunque trattasi di una sorta di tributo indiretto verso certe cose dei Venom), quindi una meravigliosa cover di “Evil dead” dei Death, con il drummer Rick Hellraiser in bell’evidenza, solleva ulteriormente le sorti del lavoro. “Metal storm rebels” è forse il picco più elevato raggiunto dal trio su questo platter, e si prosegue comunque su ottimi livelli grazie a pezzi essenziali ma travolgenti come “Alcoholic rites”, la furiosa “Blaster” e la conclusiva “Locomotive Death”, anomala ed affascinante. Un must, disponibile in edizione digipack ma non molto facile da reperire.

Voto: 8,5

Triumph of the blasphemer (1998)

Il successo sembra dietro l’angolo, per i Nocturnal breed. La band firma per Hammerheart e realizza questo EP come debutto sulla nuova etichetta. Il livello della produzione è scadente, addirittura inferiore rispetto a quello di “Aggressor”, e la band sforna soli cinque pezzi fra cui l’ottimo inedito “Triumph of the blasphemer”, svariate edizioni live e la bellissima cover di “I’m alive” degli WASP. La band è sugli scudi, continua a testimoniare il proprio amore nei confronti dell’ Heavy Metal e nel brano inedito posto in apertura quasi sembra volersi distaccare sensibilmente dal Thrash violento dell’ ellepì precedente. Ma sarà solo un fulmine a ciel sereno: “Triumph of the blasphemer” non è il disco adatto mediante il quale avvicinarsi alla formazione in questione, e si rivelerà dunque un lavoro indicato solo ai fans del combo ed ai collezionisti. Il disco meno raro dei Nocturnal breed, ed anche il meno ricercato in assoluto. Tuttavia, siamo sempre su livelli qualitativi altissimi.Voto: 7,5

No retreat… no surrender (1999)

Con un nome identico a quello del celebre film con Jean Claude Van Damme (1985), i Nocturnal breed tornano alla luce sempre su Hammerheart, sfornando anche il loro miglior disco in assoluto. “No retreat… no surrender” è un mezzo capolavoro, un tributo autentico agli Eighties uscito con quindici anni di ritardo e, chissà, avesse visto la luce allora – magari – non staremmo a parlarne in questa sede ma in ben altre circostanze. Un disco devastante, incentrato su pezzi mediamente molto veloci e che sfiorano il parossismo nelle perle “Thrash the redeemer” – “Warhorse”. Ma il lavoro si mantiene per tutta la sua durata su livelli qualitativi altissimi: “Fists of fury” emoziona, la cover di “Under the blade” dei Twisted sister continua a portare a galla il vecchio Heavy Metal europeo, ed il lavoro non presenta evidenti cali di tono. Un passo in avanti immenso rispetto ad “Aggressor”, dove l’influenza del Black Metal si sentiva sin troppo. Tuttavia, la voce di Destroyer rimane incentrata sui medesimi scream vocals già messi in atto in passato: la ricetta non cambia in maniera sostanziale, anzi viene affinata grazie all’ottimo ambientamento del drummer Tex Terror, già innestato in “Triumph of the blasphemer” al posto di Rick Hellraiser. E intanto, i Dimmu Borgir ottengono un successo immenso mentre questa perla rimane in fondo al mare…Voto: 9,5
Tools of the trade (2001)

Nel 2000 esce “Tools of the trade”, lavoro dalla reperibilità media (a dispetto di “Aggressor” e “No retreat… no surrender”, ossia i migliori dischi dei Nocturnal breed ma anche i più rari in commercio!) e dalle coordinate stilistiche anomale. Lasciato in disparte lo stile grezzo e mal affinato dei precedenti tre lavori in studio, i Nocturnal breed giocano su di una produzione pulita che, nonostante la band non lavori più con Hammerheart bensì con la misconosciuta Holycaust records, dimostra che i quattro godono di un discreto budget. Ed Damnator lascia la band a causa dei suoi impegni coi Dimmu Borgir (coi quali lavora sotto il nome Silenoz, come ho più volte accennato), ed al suo posto subentra il chitarrista Ben Hellion. Ne esce un buon disco, giocato su ritmi spesso up-tempos e su fasi veloci più mature e ragionate rispetto al passato. Da “Give ‘em Hell” a “The sabbath man” il lavoro non presenta grossi cali di tensione, poi si rivela buono ma su livelli qualitativi pur sempre medio-alti. Un lieve passo indietro, ed ora non resta che aspettarli con l’attesissimo come-back… Sempre che la dipartita di Ed Damnator non incida troppo negativamente sull’andazzo del quartetto…Voto: 7,5