Nehemah – Requiem tenebrae

Il fulcro del black metal non fa evidentemente più parte della Norvegia – impegnata ora in sperimentazioni e lidi melodici – ma si sposta e va ad insediarsi stabilmente in Francia, territorio attivissimo grazie alle innumerevoli band-capolavoro che ne fanno parte: Blut Aus Nord, Mütiilation, Deathspell Omega, Crystalium, Temple of Baal e Nehemah sono solo alcuni degli esempi che dimostrano quanto in tale nazione il black sia in prima linea. Il mirino va a posizionarsi stavolta proprio sugli ultimi citati, i Nehemah, nati nel remoto 1992 ad opera di Corven (basso e voce) e sterili fino a dieci anni dopo, quando il full-lenght “Light of a dead star” ha fatto accendere i riflettori su di essi. Un debut senza dubbio stupefacente, che assieme al successivo e persino superiore “Shadows from the past”, dello stesso anno, porta i francesi sulla bocca di tutti gli amanti del black metal underground. Ed ora siamo alle prese con il terzo album, come nei precedenti casi sotto l’ottima Oaken Shield, trovandoci esposti alle fenomenali atmosfere ricreate per tutta la sua durata. “Requiem tenebrae” è infatti un lavoro monolitico, nel quale sotto un’ epidermide formata dal raw black in stile “A blaze in the northern sky” scorre una vena atmosferica spesso sfociante nel depressive che dona un’ambientazione surreale e fondamentale per la riuscita del platter. Brani lunghi e intricati si succedono regalandoci emozioni su emozioni e raggiungendo il culmine con la sconvolgente “Taken away by the torn black shroud”, da interpretare come la sublimazione dei restanti pezzi presenti, già comunque ottimi di per sé. “Requiem tenebrae” è un disco complicato da assimilare e non di facile digestione nei primi ascolti, che passando da toni drammatici ad altri più ragionati, da ritmi incalzanti a momenti di pura estasi pacifica, instaura una contrapposizione anche all’interno dell’ascoltatore, che ne rimarrà senz’ altro intrappolato se riuscirà a coglierne tutte le sfaccettature. L’unica pecca a mio avviso sta nell’eccessiva durata dell’album, che con quasi un’ora di riproduzione non riesce a garantire i soliti livelli a causa di frangenti leggermente sottotono. Nel complesso, però, il terzo sigillo dei Nehemah è una splendida dimostrazione che la reggia del black metal risiede con ostinatezza in Francia. Ascoltare per credere.