I Nebula sono la risposta più piacevole al notevole calo qualitativo offertoci dagli ultimissimi dischi dei Fu Manchu, “California crossing” in primis. Non citerei di certo la formazione che mise alla luce il fantastico “In search of…” se non fosse per Eddie Glass, il chitarrista che ebbe il lusso di marchiare a fuoco con la propria sei corde quel mastodontico lavoro, l’ uomo la cui attività musicale si è da alcuni anni riversata proprio nella sua nuova creatura, per l’ appunto proprio i Nebula. Da guinness dei primati per il notevole numero di singoli ed EP prodotti nel breve volgere di qualche anno, questi si sono presi un’ incredibile rivincita nei confronti dei cugini Fu Manchu, coi quali è stata oramai aperta una sorta di eterna sfida: nettamente in vantaggio i più ‘giovani’, sempre dediti ad uno Stoner Rock di facilissima assimilazione e ben lungi dalle visionarie interpretazioni dei Monster Magnet, il tutto decisamente puntato sull’ effetto più immediato ed in your face che certi rami della musica Rock possono offrire. Con un approccio decisamente R’n’R che, mostrato timidamente in “To the center” del 1999, è dilagato in occasione di questo nuovissimo “Charged”, laddove lo Stoner a tratti persino sparisce a causa di un’ emersione quasi totalitaria dell’ Hard rock leggero ma dalle inquietanti distorsioni chitarristiche, proprio sulla scia degli Unida del secondo disco, quello che mai ha visto la luce ma che ai giorni d’oggi, sinceramente, tutti gli appassionati del settore conoscono. Non c’è da preoccuparsi, però: “Do it now” e “Giant” ripropongono passo dopo passo i clichès dello Stoner Rock più diretto, manifestando esplicitamente un sound non meno semplice di quello degli Sheavy, ma sotto certi tratti più riferito ai più aggressivi Kyuss, tantochè è quasi impossibile non notare una certa somiglianza fra i riff di “Giant” e quello portante di “100°”, cavallo da battaglia del mastodontico “Welcome to sky valley”. Ma delle aride incursioni psichedeliche o delle torride esplosioni di potentissimo Stoner a cui Josh Homme e soci – all’epoca – ci abituarono, in “Charged” non ve n’ è quasi traccia: il tutto scorre come una sorta di Stoner Rock interpretato in una lettura sleazy del genere, come un disco da festa in cui però fanno la loro comparsa momenti musicalmente quasi opposti fra loro. Decisamente blueseggianti in “Instant gravitation”, melodici ed evocativi in “This one”, i Nebula possono dire tranquillamente di aver raggiunto il proprio obiettivo anche questa volta, mettendo ancor più imbarazzo agli screditati cugini Fu Manchu, e ponendo una pietra una volta per tutte sui dubbi che qualche anno potevano aleggiare accanto alla nascita di un progetto come questo, il tutto grazie ad un disco semplice, scorrevole, e mai ripetitivo o piatto. Come nei videogames: “Mission accomplished”.