Quarto full length per i finlandesi Moonsorrow, che con “Kivenkantaja-Stonebearer” tentano di fare il salto di qualità, cercando di realizzare il loro piccolo capolavoro. E senza dubbio il risultato è buono, ma andiamo per ordine. Il sound dei Moonsorrow, che la Spikefarm definisce come “epic pagan metal”, è un succoso concentrato di quanto di più epico e maestoso mi sia capitato di sentire ultimamente. I Moonsorrow si collocano musicalmente sulla scia dei Bathory più epici (di “Blood on ice”, “Twilight of the gods” ecc.) e sulle coordinate stilistiche inaugurate dai seminali Enslaved (di “Eld”), e portate avanti ora dal filone viking metal nordico, che vede militanti tra le sue file bands come Kampfar, Falkenbach, Windir, primi Vintersorg e via dicendo. I Moonsorrow comunque cercano di enfatizzare all’ennesima potenza la resa epica della loro proposta e, ad una base strumentale da cui trapelano lontane reminiscenze black metal (a tratti fanno capolino sgraziate screaming vocals), aggiungono con disinvoltura e in gran quantità cori trionfali, inni da battaglia cantati a squarciagola (che non stonerebbero su un disco power metal – a tratti mi sono tornati in mente i nostrani Rhapsody!), e tastiere folkeggianti (spesso hammond) che danno a “Kivenkantaja” un flavour quasi magico, e comunque lo coprono di una patina ancestrale, che catapulta i cinque vichinghi finlandesi in un epoca lontana anni luce dalla nostra. In ogni caso, dopo un primo impatto avvincente, il disco finisce presto per stancare, colpevoli l’eccessiva prolissità dei brani (che si aggirano mediamente sui 10 minuti!), e la monoliticità della proposta sonora. Infatti la formula utilizzata, seppur d’effetto, finisce di “stupire” appena dopo le prime tracce, e nelle successive scade nella riproposizione di quanto già esaustivamente detto prima. Per l’amor del cielo, gli amanti dell’epic metal (estremo e non, power o viking black che sia) potrebbero davvero impazzire per quest’album, che si staglia nettamente al di sopra della media (dei dischi del genere), anche grazie ad una produzione ottima. E’ a loro infatti che consiglio l’acquisto a scatola chiusa e senza alcuna esitazione; ma per il resto del pubblico metal, per coloro che restano indifferenti anche alle più accattivanti suggestioni epiche, “Kivenkantaja” sicuramente non vale l’acquisto. Molto probabilmente se quest’album, invece che nelle mani della sottoscritta, fosse capitato in quelle di un epic-defender convinto, il voto finale sarebbe stato sensibilmente diverso.