Meshuggah – I

Quando vidi “Un giorno di ordinaria follia” avevo 13 anni. Il regista era Joel Schumacher e l’interprete, Michael Douglas, non mi era particolarmente simpatico, lo trovavo ancora più indigesto visto che l’anno prima aveva girato Basic Instinct con quel ben di Dio di Sharon Stone. Scoprii, quasi per prendermi una rivincita morale sulle scene erotiche con Sharon, che alla fine come attore rantolava tra pellicole non particolarmente meritevoli nella speranza di emulare l’icona del padre Kirk. Il film a quell’età mi parve buffo, profondamente strano e irreale: la smodata violenza del protagonista, contornata da fatti e personaggi impazziti, divenne per me una delle esplosioni emotive che più mi colpirono nel corso dell’ adolescenza. La scena forte è nei primi cinque minuti. La claustrofobia delle immagini sembra riuscire a far scoppiare per la pressione anche i nostri timpani. D-Fens, diventa un l’Hulk cittadino che ognuno di noi nasconde al supermercato, alla posta, all’ufficio di collocamento, al ristorante, al McDonald’s, al sexy shop e davanti ai quiz della tv. E’ da morire vedere che alla fine la psicosi e la perversione del singolo cittadino è norma ad uso e consumo, fondamentale il malinconico nazista con tendenze sadico/omosessuali, e che alla fine siamo noi che non vogliamo vedere la realtà per quello che è fino a quando, a causa di qualche fattore “abrasivo”, torniamo ad avere qualche piccola finestra su quel mondo selvaggio della giungla urbana. Cosa c’entra con i Meshuggah… “I” rappresenta la rabbia incontrollata che inoculiamo sotto pelle giorno dopo giorno, ora dopo ora, che come una flebo scorre inesorabilmente goccia dopo goccia. Ventuno minuti di apice incontrollato della massa emotiva negativa che ci pervade. I Meshuggah non sono da ascoltare perché suonano come un pazzo matematico in preda alla serie di Fibonacci. I Meshuggah nascondono senso e sensazioni. Questo è il motivo per cui “I”, senza discostare dal passato e senza proporre novità nel suono, è di immenso spessore. Non c’entra nulla il tempo composto o la parvenza “progressive” dell’indole dell’ E.P. “I” è “solo” furia incontrollata, inutile spendere altre parole con il bilancino da pusher sperando di non dire troppo o di non dire troppo poco.