Maryloud – Maryloud

Entusiasmo, voglia di divertirsi e di scovare un suono che, se non originale, si possa definire quantomeno “personale”: proprio queste sembrano essere le peculiarità dei cinque giovani in questione. La passione che i Maryloud hanno investito nella realizzazione del loro esordio è palpabile al solo ascolto delle quattro tracce ivi racchiuse, ma, sebbene i nostri riescano a non suonare troppo uguali a nessun gruppo in virtù di una miscela di chitarre maideniane, atmosfere oscure ed ampie parti strumentali, sono ahimè ben lungi dal confezionare un prodotto veramente competitivo. È vero che bisogna riconoscere ai Maryloud una prestazione tecnica tutto sommato buona, ma, se da una parte la malizia compositiva e la capacità di arrangiare decorosamente le proprie canzoni sono ancora ad un livello troppo elementare per plasmare dei pezzi ben riusciti, dall’altra la pessima produzione di cui i nostri si avvalgono (sovente caratterizzata da bruschi sbalzi di volume) certo non contribuisce ad incrementare la godibilità del presente prodotto. Sia ben chiaro: i buoni spunti strumentali che si riescono a rintracciare su tracce come “Il tempo che viene dopo” e “Submerged In Glory”, oltre a fare ben sperare per il futuro dei Maryloud, lasciano trasparire delle idee che, se messe in un contesto più organico, potrebbero anche fungere da fondamenta per brani assai migliori. Il five piece deve però capire che ciò che comunemente si intende per “canzone” non è soltanto un susseguirsi di singole porzioni sonore messe insieme alla meno peggio, bensì un “percorso musicale” che, per suonare sensato, deve essere articolato in modo da acquistare una propria ragione di esistere. La vostra musica ha quindi bisogno, oltre che di un suono migliore, anche di essere composta sotto un’ottica che miri alla riuscita della canzone, più che alla mera piacevolezza dei pezzi che la costituiscono. Smussate queste spigolosità: vi renderete conto di quanto i buoni risultati non siano poi così lontani…