Manowar – Warriors of the world united

Ci sono voluti ben sei anni, dall’uscita del contestatissimo quanto anthemico “Louder than hell”, per vedere nuovamente all’opera i Kings of metal con del materiale inedito. Ed è così che, aspettando il full lenght, la formazione di Eric Adams ci anticipa tramite questo singolo quanto troveremo su “Warriors of the world”, primo full lenght della band sotto il controllo della Nuclear blast. L’attesa su questa release, data l’estenuante attesa a cui siamo stati costretti, è stata enorme, più che per il tempo, per vedere come i nostri avrebbero reagito a seguito di un lavoro, il succitato “Louder than hell”, al quale la maggioranza reputava uno scarso livello qualitativo. E se il precedente disco era per certi versi appena sufficiente, Joey DeMaio & co. si sono fatti ampiamente perdonare, sfoderando classe cristallina, un songwriting eccelso, ispirato, degno di un nome che, nel corso degli anni, ha scritto pagine di storia dell’heavy metal. Tuttavia, senza anticipare sul disco (che presto recensiremo su queste pagine), passiamo ai commenti relativi a quanto i Manowar hanno riposto, musicalmente e non, in questo pregevole singolo. Il disco in questione è composto da tre song, di cui una inedita (“Warriors of the world united”), e le restanti due registrate dal vivo durante la prestazione al Gods of metal 1999 (“March for revenge”, da “Into glory ride”, e “Carry on”, quest’ultima estratta da “Fighting the world”, entrambe disponibili sia in formato audio che video, grazie alla presenza di una traccia ROM all’interno del cd). Tralasciando commenti ulteriori sulle due canzoni dal vivo, ottimamente registrate, ben eseguite, ed accompagnate dal calorosissimo responso del pubblico milanese, passiamo alla song inedita, quella “Warriors of the world” che, nei prossimi mesi, farà tremare grazie al suo incedere anthemico il popolo metallico più intransigente. L’avvio è lento, terribilmente ottantiano, formato dall’ingresso sequenziale dei membri della band (prima Columbus, quindi, nell’ordine, DeMaio, Logan ed Adams). L’incedere della song prosegue cadenzato per un minuto abbondante, quindi, la voce sospirata ma grezza e roca di Adams innalza la tensione, creando un ponte fra l’oscurità della fase iniziale e l’epico incedere del refrain, che si propone maestoso, diretto, pronto a confermarsi come uno dei chorus più efficaci dell’annata in corso. La song, spesso affiancata da inserimenti di samples epicheggianti, tende a riportare la band al sound che la caratterizzò negli anni ottanta, mentre la produzione, svoltasi nei Galaxy studios, realizza un forte ancoraggio al sound moderno e portentoso di “Louder than hell”, sebbene sotto questo frangente si sia verificato un ulteriore miglioramento. Ottima è l’interpretazione di tutti i singoli, sui quali si erige la prova di un Eric Adams in grande spolvero nonostante l’avanzata età, e splendida quanto intelligente è l’idea di inserire un break centrale recitato, dal sapore quasi radiofonico, e capace di rompere l’alta tensione sprigionata dalla song. Per chi cerca conferme in campo heavy metal, “Warriors of the world” si prospetta come un nome sul quale puntare ad occhi chiusi. Nel frattempo, non lasciatevi sfuggire questo singolo, che oltre a rivelarsi come un valido apripista, getta le basi per un disco che, molto probabilmente, confermerà i Manowar in alto fra le true metal bands di lusso. Contestateli quanto volete per le loro uscite di auto-idolatria, ma negare la qualità di questa release sarebbe seguire pregiudizi privi di valide fondamenta.