Pochi mesi dopo avermi rapito grazie ad un certo “Elixir of sorrow”, i Lunar aurora hanno già idee chiare e materiale a sufficienza per comporre il sesto full-lenght (anche se in realtà la registrazione risale all’ estate 2002) . Ma attenzione, perché a differenza dei vari Horna e Xasthur questo incessante rilasciare dischi non incide minimamente sulla qualità. Anche stavolta ci si imbatte infatti in un lavoro sincero, ragionato, maturo, emozionale e complesso, che proprio per la sua elaborata composizione richiede svariati e soprattutto attenti ascolti. Sono sempre i dischi più belli quelli che di primo impatto lasciano quasi indifferenti, senza capirci nulla, per poi – man mano che si approfondisce la loro struttura ripetendo più e più volte il viaggio – assistere alla dissoluzione della corazza esterna che racchiude la chiave di tutto. A differenza dello splendido “Elixir of sorrow”, che conteneva dieci brani, stavolta il quartetto tedesco ha preferito optare per meno pezzi ma di maggior durata per dar modo al disco di rimanere più compatto e racchiuso in sole quattro tracce della durata media di dieci minuti. La formula cambia quindi, ma la sostanza no: ancora una volta è impossibile non restare ipnotizzati dai riff trascinanti e commoventi di Aran, ogni brano entra in profondità e distrugge senza tuttavia evadere dal filo melodico conduttore che caratterizza lo stile dei Lunar aurora. Da segnalare il miglioramento della produzione e, soprattutto, la maturità delle lyrics, che compongono un concept sulle quattro fasi ‘mattina’, ‘giorno’, ‘pomeriggio’ e ‘sera’, come esplicitamente introdotto dai titoli in tedesco. La perfezione del precedente album non viene bissata solo perché la durata dei singoli elementi può alla fine pesare, eppure basterebbe la sola “Die nacht” a confermare lo splendido stato di forma dei Lunar aurora, che sembrano non accusare minimamente gli anni. Senza pensarci un solo attimo, fate vostro l’ennesimo disco da oscar del combo tedesco.