La formazione in questione, proveniente dalla scena estrema francese, si definisce ispirata da Cynic ed Atheist. Sinceramente, non capisco secondo quali principi ogni giovane band dedita alla riproposizione di stilemi Techno-Death debba per forza riferirsi a quelle due band anche quando, palesemente, non vi sono punti di contatto evidenti. Tanto per farvi un esempio, è stato detto in passato che gli Yakuza sarebbero il definitivo punto di contatto fra i due mostri del Techno-Death (sempre che il sound degli ultimi Cynic, ossia quelli dell’unico full lenght commercializzato, sia definibile come tale) che ho citato sopra. Perchè accade questo? Magari i Luen-Ta saranno cresciuti ascoltando “Focus” o “Unquestionable presence”, fattostà che nel loro sound di riferimenti a Masvidal, Choy e compagnia bella non v’è quasi traccia, tranne per qualche break strumentale, sparso quà e là nei vari pezzi, in cui momenti di grande intensità atmosferica vengono evocati ed accoppiati all’ efferata “voglia di far vedere a tout le monde quanto sappiamo suonare” di cui il combo pare esser dotato in abbondanza. Tuttavia, il Death Metal che funge da perno per il songwriting dei Luen-Ta è un semplice Death Metal tecnico europeo, accostabile per lunghi tratti a quello dei Pestilence di “Testimony of the ancients” e con riferimenti assortiti alla inesauribile vena svedese (in particolare per quel che concerne il dosaggio delle linee melodiche e l’implementazione di certi lead tanto cari ai Dark Tranquillity dei primi tre album), specialmente per quel che riguarda le distorsioni (tipicamente Death old school, corrente alla quale è dedicata anche una cover dei Grave, “Soulless”, brano tratto dall’omonimo disco del 1994) ed il riffing del capace Julien Deve. Poi, tastiere con partiture esemplificate fino all’osso ed in grado di rievocare certi aspetti del sound dei Nocturnus, e tanti, anzi tantissimi cambi di tempo, lead di chitarra, e linee vocali che a tratti ricordano il compianto Chuck Schuldiner del periodo mediano (quello compreso fra “Human” a “Symbolic”, per intenderci). Bravi, quindi, anche se forse incapaci di scrivere pezzi d’alta caratura nonostante già questi ragazzi transalpini abbiano in “Ghost area” dimostrato di essere ampiamente coscienti di quanto è nelle loro possibilità tecnico/esecutive: i Luen-Ta vanno tenuti d’occhio e rivisti in futuro, quando magari l’etichetta (sempre che rimanga la medesima) gli conceda la possibilità di usufruire di un budget adeguato e sufficiente a garantirgli una produzione più corposa e potente, e quando, smettendo di citare decine di formazioni oramai scomparse o ancora sparse per il globo, questi acquisiranno una maggior personalità.