Liv Kristine, l’ unica vera front-woman del Metal degli ultimi 10 anni, l’ unica (e ribadisco… l’ unica… e non faccio nomi) in grado di essere esportata al di fuori del Metal per raggiungere una visibilità più ampia (anche nel mondo pop, perchè no?) grazie alla sua versatilità canora, ritorna dopo lo split dai Theatre Of Tragedy, con un nuovo progetto, i Leaves’ Eyes, in collaborazione col marito Alex Krull (il tizio degli Atrocity, insomma). Purtroppo (e ribadisco il purtroppo) l’ ambito in cui questo disco si muove è ancora quello Metal, i riffoni di chitarra, il basso e la batteria sono chiaramente Metal. Nessuna radicale rivoluzione di sound e immagine quindi per la bionda norvegese, solo una limatina quà e là per una band che forse non è stata pensata come un progetto solista in cui Liv è assoluto centro di gravità, ma come una band di Metal melodico del solito stile. Lovelorn è infatti un album in cui Liv si esprime sulle note e i riff
di un Metal melodico (chiamiamolo pop-metal, chiamiamolo gothic-metal se vogliamo, chiamiamolo come ci pare) piuttosto semplice e rilassato, su cui si innestano rapsodiche parti di synth dal gusto talvolta epico (ma quel senso epico che svolta spesso e volentieri verso il Doom), talvolta sognante ma mai malinconico, atte a creare melodie decisamente romantiche, delicate e cullanti, in contrasto con le chitarre piuttosto ruvide. Liv poi si aggiunge a tutto questo con una voce usata come un vero e proprio strumento musicale, etereo ma al tempo stesso incisivo, capace di reinventarsi a ogni canzone. Chiunque (e mi rivolgo ai lettori Metal) voglia un disco tecnico stia alla larga da Lovelorn, disco semplicissimo, senza virtuosismi a livello strumentale, quasi elementare nella sua componente Metal; ciò che invece fa la differenza sono le melodie e le linee vocali. Questo album è fatto per tutti insomma, anzi, io lo avrei preferito ancora più pop e più incentrato sulla voce di Liv, cantante che si dimostra sempre in grado di cantare qualunque cosa e con tanti registri diversi. Personalmente avrei cercato di far sfondare Liv come cantante anche al di fuori del sottogenere Metal… Chissà che un giorno non accada. Più vicini alle solite sonorità gothic metal sono invece i pezzi Ocean’s Way, il finale di The Dream e Temptation, col growlettone (un po’ scadente… e secondo me è stato un errore inserirlo), mentre al contrario alcune canzoni come Into Your Light (il singolo con un ritornello
molto accattivante e un buon groove… e con un orrido video dove Liv canta su un palco con una tutina sadomaso che le sta malissimo, mentre dietro di lei la band suona: classici metallaroni che scuotono la testa verso il basso coi capelli che vanno avanti e indietro, insomma… e secondo me i metallari quando fanno così in cinque o sei sono più ridicoli dei rappers che fanno yo yo e le cornine), Norwegian Lovesong, Lovelorn e For Amelie (pezzo mooolto alla Kate Bush) sono decisamente briose e orecchiabili, coinvolgenti e anche rilassanti. In conclusione un buon album, Liv ovviamente grandiosa, anche se avrei preferito un po’ più di coraggio nelle composizioni, le avrei preferite più distanti dal solito Metal… ma evidentemente chi le ha
composte pensa solo al Metal, mentre l’ ugola di Liv meriterebbe approcci ben più eclettici alla musica (e non sto pensando alle solite band metal o simil-metal con frontwoman, sia chiaro…). Consigliato a tutti!