Korn – Take a look in the mirror

Di questo disco tutto si dice.

Ruffiano.
Scontato.
Pesante.
Bello.
Brutto.

I Korn primi della classe con il secchiello in testa al primo banco, dilingenti nel dire di sì pedissequamente alla prof. e disponibili nei confronti dei compagni minchioni, sono tornati: 1) almeno non rischiano di non avere i soldi per comprare qualche cimelio di qualche serial killer. 2) almeno non rischiano il rimpiazzo nel panorama Numetal-Mtv. 3) giustificano la partecipazione alla colonna sonora di quella cagata abominevole della serie cinematografica di Lara Croft. Salviamo la Jolie. Amen. Riprendendo, i Korn fanno schifo. Fatemi ‘sto favore, leggetevi un’ intervista presa a caso da qualsiasi rivista venduta, in entrambi i sensi fondamentalmente, nel pianeta. Cosa scoprirete? Odiano Manson (invece di ringraziarlo), apprezzano chi li copia, sperano di arrivare a 60 anni nelle stesse condizioni di oggi (che Dio ci salvi dall’ ennesima band immortale stile Maiden-Aerosmith-Rolling Stones), amano il p0rno (e vorrei vedere), ecc. ecc. I Korn che dicono di essere in realtà fanno un po’ cacare. I Korn che suonano dal ’94 in realtà sono altro, sono sempre la stessa melma. Qualche passo falso, si, c’è stato, tipo il disco solista di Davis (“Untouchables”), capitoli noiosi (“Follow the leader”), divagazioni semplificate del Korn-pensiero (“Issues”) e “Take a look in the mirror”, dopo l’ultimo lavoro dei Machine Head che ha anticipato i tempi, è della serie “torniamo alle radici”.
Johnny sperimenta un growl più malefico e profondo, DitoMozzo (Munky) & Head alternano continuamente i soliti non-troppo-variabili due accordi, Da Silva se la cavicchia e Fieldy torna a suonare, anzi a farsi sentire realmente, dopo la vacanza che non lo vedeva seriamente al basso da “Issues”. “Take a look in the mirror” è grande. “Take a look in the mirror” si appiccicherà al vostro lettore cd e un po’ vi incazzerete a pensare che solo loro sono in grado di mischiare commercialità/pesantezza, più tutti i loro aspetti dark-depressivi-malati-da incubo, e comporre buone canzoni. Se i Korn hanno i coglioni, come pensavo ai tempi dell’esordio, questo è l’ultimo disco. Altrimenti benvenuto al nuovo flagello dei miei c*******. Un disco per i fan, per i nostalgici che 10 anni fa si ammazzavano di pogo, per chi non li conosce e li vede come una novità. I Korn sono una pietra miliare mentre altri, i discografici ad esempio, diranno che sono una pietra miliardaria. E forse ci prendono per il culo.