Alla Roadrunner non tira buona aria. Mentre i Soufly se la cavicchiano con Prophecy, il presente e il futuro prossimo non promette nulla di particolarmente buono. Diciamola: i Machine Head han pur fatto un buon disco, ma che con il tempo perde valore invece di acquistarne, i 36 Crazyfist spostano ulteriormente l’obiettivo diventando ancora più opachi e scontati, gli Ill Nino sprofondando invece nel peggio del peggio. Ah, poi ci sono loro. Gli Slipknot… preannuncio volutamente fuoriluogo che sarà un disco davvero divertente, la definitiva cartina tornasole per la prova dei “9”. I Killswitch Engage perciò, zitti zitti, per quanto mi riguarda sono l’unica nota positiva di questa etichetta. “The end of heartache” riprende il filo del discorso di “Alive or just breathing” con un nuovo cantante e alcuni nuovi spunti. Il nuovo cantante è davvero meritevole: violento e autorevole leader melodico capace di condurre questa gabbia del dolore con la giusta sfrontatezza e trasporto emotivo. Aver centrato il bersaglio del cambio frontman è già di per se motivo di sufficienza. Il resto della band mantiene la sua attitudine NU-HC basato su un riffing molto thrash con successivi ammiccamenti al panorama death. Cosa manca? I Killswitch non sono la band che sta sulla bocca di tutti per l’originalità o l’astrusità pattoniana che li pervade, quanto piuttosto per lo splendido compromesso di potenza e melodia che sono in gradi di confenzionare. Alive or just Breathing rimane perciò leggermente superiore a questo lavoro del 2004 che comunque non mostra alcun punto di cedimento nella sua durata, non porge guance da schiaffeggiare ma che mi lascia un po’ perplesso riguardo il valore che assumerà con il passare dei mesi. Canzoni significative: When Darkness Falls, Breathe Life, The End of Heartache e World Ablaze. Da avere? Io direi di sì.