Kataklysm – In the arms of devastation

A due anni esatti da quel “Serenity In Fire” che tanto esaltò il mio stimatissimo ex collega Fearxes (ma che in verità lasciò abbastanza indifferente il sottoscritto), i Kataklysm del ‘paisà’ Maurizio Iacono tornano col nuovissimo “In The Arms Of Devastation”, disco che, pur mantenendo tutte le peculiarità dello stile della band (un Death Metal con qualche sfumatura Black e frequenti incursioni nella melodia), segna un notevole allontanamento dai tempi ultra veloci a cui i nostri da sempre ci hanno abituato. I riffs lenti e pesanti giocano un ruolo fondamentale in canzoni come la bella “It Turns To Rust” o “Crippled And Broken” e, per fortuna, gli orrendi blast beats di dischi come “Shadows & Dust” sono spariti quasi del tutto. Rispetto alle prove precedenti si nota un netto miglioramento sia a livello compositivo che a livello di suoni (le chitarre sono davvero ottime e la batteria, pur sintetica, suona un po’ meno finta che nei lavori passati), ma di certo non sarà “In The Arms Of Devastation” che mi farà ricredere sulla sopravvalutazione che fans e addetti ai lavori sono soliti tributare ai quattro canadesi in questione. Mi spiego meglio: i Kataklysm, forti di ormai tre lustri di attività, ci sanno fare. Lo dimostrano ampiamente la precisissima (anche se mai ridondante) tecnica esecutiva e lo smaliziamento che i nostri dimostrano in sede di arrangiamento. Ciò nonostante i difetti che ho riscontrato nei precedenti lavori del gruppo persistono: una eccessiva semplicità nel riffing, melodie quasi mielose e strutture sempre troppo sbrigative sminuiscono ancora una volta la forza d’urto che una band con la professionalità ed i mezzi tecnici dei Kataklysm potrebbe garantire. Pur rappresentando un passo avanti rispetto ai precedenti albums insomma, “In The Arms Of Devastation” conferma ancora la sensazione di ‘incompiutezza’ che ho avuto in occasione dei lavori più datati: una buona band che però, non mettendo in pratica tutte le proprie potenzialità, riesce a convincere solo a metà. O almeno, questa è la mia impressione…