Jack Starr – Under a savage sky

Fuoriuscito dall’ oscurità per indicare ad ognuno di noi la via Americana al Rock, il mitico chitarrista di origini Francesi si rese protagonista, dopo la sua dipartita dai Virgin Steele, di numerose strabilianti imprese culminanti in almeno cinque Lp da manuale. Chi di voi si ricorda canzoni come “Concrete Warrior”, “Light in the Dark”, “Live Fast, Rock Hard”, “Burning Starr” o “Send Me An Angel”? Credo pochi, del resto non sono mai riuscito a comprendere come il suo operato, nel bel mezzo degli eighties, sia potuto passare inosservato agli occhi di chi magari contemporaneamente stava esaltando le imprese dei Virgin Steele. Mettetevelo bene in testa: dischi come “Out of the Darkness” o “No Turning Back”, David De Feis non è mai riuscito a concepirli neanche minimamente… l’allontanare un fuoriclasse come Jack Starr dai Virgin Steele (band che tra l’ altro fu fondata proprio da lui) fu un grave errore, anche se devo ammettere che “Noble Savage”, “Age of Consent” e i due “Marriage” rimarranno in eterno dei must. Ma la classe di Jack è sempre stata unica, il suo talento assolutamente straordinario: doti che forse in quegli splendidi anni furono oscurate dal suo modo di fare così schivo e poco incline a porsi al centro dell’ attenzione in una scena Hard ‘n’ Heavy che tanto avrebbe avuto bisogno di lui. Tutto sommato la sua musica ha sempre magnificamente parlato per lui, sia nell’ antico passato che in un inaspettato presente che si chiama “Under A Savage Sky”, primo album di una band che Jack ha voluto chiamare emblematicamente “Guardians Of The Flame”. Ad accompagnare il mitico axe-man in questa sua nuova avventura troviamo un personaggio di tutto rispetto, ovvero quel Shmoulik Avigal che Jack tanto avrebbe voluto a suo fianco nell’ indimenticabile “Out Of The Darkness” del 1984; se in quel periodo la militanza nei Picture dell’ era “Nighthunter” e nei The Rods, impedirono al talentuoso vocalist di lavorare a fianco di Starr, in questo 2003 potrebbe nascere ufficialmente un’ accoppiata in grado di regalare a noi fanatici dell’ Hard ‘n’ Heavy più epico, albums in tutto e per tutto figli di un altro tempo! Sì perché, a discapito degli scandalosi Virgin Steele attuali, “Under A Savage Sky” è uno scrigno contenente il segreto dell’ acciaio: un’ opera creata con l’ aiuto degli Dei ai quali Jack Starr ha forse inconsciamente voluto dedicare un brano come “Masters Of Fate”, l’ apoteosi dell’ Heavy epico, un tour de force in cavalcata come solo i vecchi Iron Maiden e Manowar sapevano fare…il tutto arricchito da un cantante che, in un finale di rara intensità, tenta ad ogni costo di ripercorrere le orme di Dio. Un sentiero nel quale Shmoulik osa inoltrarsi anche all’ altezza del refrain contenuto nella clamorosa opener “The Flame That Never Dies”, brano per me già divenuto immortale e proprio per questo in grado di assumere, assieme alla manowariana “Call To Arms”, lo status di “canzone-simbolo” della nuova ondata Epic Metal. Tutta l’ ispirazione e la classe del chitarrista Francese emergono nei due strumentali “Anthem For The Nations” e “Return From The Ashes”, anche se per il resto devo ammettere che i rimanenti brani, pur brillanti, non sembrano poter rivaleggiare con i due cavalli di battaglia che in precedenza ho descritto; le marziali “Conspiratos Sanctos”, “Sharon Of The Woods” e “Personal Demons Dethroned” viaggiano su tempi cadenzati come da classica tradizione Us Heavy Metal, “Cry For Dawn” e “I Stand Alone” (veloce la prima, più ritmata la seconda) sterzano verso lidi più classicamente Hard ‘n’ Heavy, mentre l’ incalzante Title Track, grazie ai suoi ritmi terremotanti e ad un ritornello che giunge a noi come una vera dichiarazione d’ intenti, ci riporta direttamente ai tempi in cui regnava l’ indimenticabile secondo album dei Virgin Steele “Guardians Of The Flame”, forse l’ episodio che preferisco all’ interno della saga dell’ Acciaio Vergine! La fiamma è stata accesa ragazzi, Jack Starr è tornato… Ronnie, adesso mi rivolgo a te: dato che ultimamente ti diverti a cambiare chitarrista di album in album, che ne dici di arruolare Jack nella tua ciurma? Nel caso in cui però questo ipotetico patto di sangue si realizzasse davvero, un dubbio sorgerebbe spontaneo… che senso avrebbe per ogni altra band continuare a suonare?