Grandissima autoproduzione, quella che ci è recentemente arrivata dalla Polonia attraverso gli Isolated, formazione attiva da ben otto anni ma giunta al debutto discografico soltanto in tempi recenti, dopo l’uscita della demo “The cursed earth”, risalente al 1999. Evitando altri superflui commenti biografici, passiamo alla legittima descrizione di quanto gli Isolated mettono in atto attraverso il proprio operato: death metal redditizio, ben suonato, derivante dalla tanto celebre estremizzazione della scena Floridiana che, negli ultimi anni, è divenuta primaria voga nel territorio polacco. Dunque, non comunissimo brutal death, ma una sorta di mix fra i Suffocation di “Pierced from within” ed il prodotto devastante che, nell’Europa orientale, ha messo sugli scudi i listener di mezzo mondo grazie alle prove estreme di Vader o Yattering, bands per le quali, peraltro, gli Isolated hanno “aperto” in occasione di alcune recenti date dal vivo. La line up è preparatissima, causa anche della lunga attività di una formazione che, tuttavia, nel corso degli anni non ha affatto rinunciato a svariati cambi (decisiva l’intromissione del bass player corrente, Bart, al posto di Kornel). Il death messo in mostra è devastante, imperniato sulle medesime tematiche blasfeme tanto care ai Morbid angel, e ritoccato da soventi inserimenti gore all’interno delle liriche (vedi, ad esempio, quelle di “The plague’s mad wind”), e musicalmente appoggiato a metà fra Yattering, Vader, Suffocation ed i Dying fetus di “Grotesque impalement”. L’impatto tecnico emanato dall’ensemble è ottimale quanto diretto: ottimo è il guitar working di Harlender e Sutryk, validissimi nell’uso di sezioni armoniche e sferzate ritmiche in palm muting (decisamente meno buona è la prova relativa alla sezione solistica, a cui è stato visibilmente dato un peso mediamente basso), e capace di passare rapidamente da strutture chitarristiche accostabili a quelle di O’Brien dei Corpse sino a riferimenti puri al death europeo (vedi le citazioni in musica riferite ai Napalm death in alcuni momenti di “Christ possessed”), mentre il drumming, semplicemente perfetto per quanto concerne gli incastri di doppia cassa, risente lievemente di qualche piccola imperfezione sulla precisione messa in atto nell’uso dei piatti e nei blast-beats, assolutamente imparagonabili a quelli di maestri del settore come Doc dei Vader, ma in ogni modo sufficienti). Una nota negativa va spesa sulle linee vocali, posizionate su un’ipotetica linea stilistica fissata a metà fra Vader e Dismember (tanto per citare due esempi), ma non del tutto efficaci in fase di rendimento. In ogni modo, un ottimo debut album, tardivo se confrontiamo il ritardo d’uscita rispetto alla formazione degli Isolated, ma ripagante completamente il valore di questo ensemble grazie a nove tracce di grandissimo valore compositivo. Che in Polonia si sia formata una scena autonoma perfettamente in grado di sfornare materiale valido, lo si sapeva. Questo è l’ennesimo tassello posto sulle basi di un territorio fresco a cui, molto probabilmente, nessuno potrà negare un roseo futuro relativo alla scena death metal.