HTP – Hughes Turner Project

Molto bello. Sì, ma……Premesso che le ugole di Glenn “The Voice Of Rock” Hughes e Joe Lynn Turner saprebbero regalare vita anche al peggiore dei pezzi mai concepiti da mente umana, tenuti presente i trascorsi dei due in band quali Deep Purple, Rainbow, Black Sabbath, Malmsteen’s Rising Force, e valutate le dichiarazioni che hanno preceduto questo disco, beh, forse era lecito aspettarsi anche qualchecosina di più. Il disco è molto bello, ripeto, e lo consiglio caldamente a chiunque, ma il punto è che a questo “Hughes Turner Project” manca quel “quid” che trasforma un buon disco in un capolavoro… L’album che mi trovo ad ascoltare, senza dubbio con piacere e ancora per lungo tempo, è infatti un concentrato di sano hard rock per lo più in stile Rainbow, Deep Purple, cantato e suonato ottimamente (tra l’altro può vantare alcuni assoli eseguiti da chitarristi del calibro di Paul Gilbert, John Sykes e Akira Kajiyama), ma, oltre a questo, poco altro. Manca un po’, a mio giudizio, quel carisma che ha caratterizzato tante uscite sia di Hughes che di Turner… O meglio: c’è, ma fa capolino solo in qualche traccia, come “Sister Midnight”, davvero molto coinvolgente, nella quale Hughes dimostra di saper creare ottime trame sonore anche con il suo basso, e la conclusiva, bellissima, “On The Ledge”, forse la migliore del lotto. Ancora: “Mystery Of the Heart” e “Heaven’s Missing An Angel”(su quest’ultima guest solo di John Sykes) uniche due canzoni dell’album nei quali i due cantanti non duettano, ma eseguono il pezzo da solisti ( la prima è per Joe Lynn Turner, la seconda per Glenn Hughes), dimostrando ancora una volta, come se ce ne fosse stato bisogno, di poter a tutt’oggi salire in cattedra e dare lezioni di canto e interpretazione a tanti, tanti, loro colleghi più giovani.
La produzione è levigata quel tanto che basta per far si che il disco possa essere digerito anche da orecchie non avvezze ad un certo tipo di hard rock (anni ‘70-’80), ma senza rinunciare a quel pizzico di “grezzo” che fa tanto rocker di razza…Per farla breve, questo è un disco che non fa gridare al miracolo (prestazioni vocali a parte), pur rimanendo un’uscita da tenere senza alcun dubbio nella giusta considerazione.