Gli Horrorscope adottano come monicker il titolo del più celebre lavoro degli Overkill e, per cancellare ogni possibile dubbio, sfoggiano nel booklet una foto che ritrae il loro singer, Baryla, con indosso una maglietta di “W.F.O.”, album sempre appartenente alla band di Bobby Ellsworth. La biografia li celebra come il più famoso gruppo Thrash della Polonia, ma non precisa che la scena di quel paese non è esattamente un granchè. Però, la stessa press-bio ci azzecca in pieno quando cita Testament, Overkill ed Annihilator in qualità di possibili referenze. Ad un primo ascolto, ancor prima d’ aver aperto il suddetto foglietto, ammetto che avrei nominato più o meno le stesse band! Il problema è che questi Horrorscope, per quanto orgogliosi e fedeli nei confronti di certe sonorità, seppur attivi da dieci anni circa non propongono davvero nulla di esaltante… I riff stoppati ed il groove di “Firebolid” convincono, almeno quanto pezzi come “One minute Queen” e “Paranoico” fanno venir voglia di skippare la traccia. La proposta è molto semplice: il lato Speed Metal, quello più ottantiano, è ripescato in toto dai primi due album degli Annihilator, e riletto da una produzione molto attuale e potente, ricca di bassi alla maniera di “The gathering” dei Testament; questi ultimi vengono risaltati dalla voce, al 90% legata al Chuck Billy degli ultimi anni (periodo “Low”/”Demonic” con qualche infelice puntata nel pulito…), mentre gli Overkill della prima metà degli anni ’90 campeggiano per la similitudine clamorosa fra il riffing di Blackpitfather e Pistolet (?!?!?!) e quello della mai dimenticata coppia Cannavino/Gant (una delle migliori e meno durature che il Metal abbia avuto in tempi “quasi recenti”). Non mancano le schitarrate sabbathiane degli Overkill di “I hear black”, come lo testimonia “Between two hearts”, ma purtroppo mancano ispirazione, colpi di genio e belle canzoni. Escludendo la succitata “Firebolid” e la vivace “Killed by permission”, la scaletta non propone alcun guizzo vincente, e già dall’ opener “24/7” si capisce di non essere affatto di fronte ad un prodotto valido. Peccato, perchè la band agisce con professionalità e con tutte le peculiarità tipiche di un gruppo rodato… ma si perde in un bicchier d’ acqua cercando di emulare tempi migliori che, spero oramai se ne siano resi conto tutti, non torneranno mai.